Non faceva differenze: calcio, basket, atletica leggera, ciclismo, triathlon, pattinaggio, tennis. Un padre riminese a suo tempo gli aveva addirittura ‘affidato’ i due figli, campioni di tennis in erba (15 e 17 anni rispettivamente). L’importante, per Vittorio Bianchi, medico 61 enne residente e operante a Rimini, era soddisfare i diversi sportivi o tecnici professionisti che si rivolgevano a lui per migliorare le prestazioni agonistiche. Migliorarle in modo fraudolento.
E’ da un anno che i Carabinieri del Nas di Bologna lavorano all’operazione “Anabolandia”, che ha visto 250 militari compiere 65 perquisizioni a carico di 54 indagati – fra i quali alcuni sportivi professionisti compreso un campione del mondo di pattinaggio in linea- effettuate in 17 province italiane di sei diverse regioni. Oltre a Bianchi, un dirigente sportivo e due informatori di una casa farmaceutica sono finiti ai domiciliari, un infermiere del centro mentale dell’Ausl di Rimini è stato sottoposto all’obbligo di firma, più di 500 confezioni di farmaci sono stati sequestrati.
Bianchi, già nei guai in passato per vicende simili, è stato fermato a Bologna appena sceso da un volo in arrivo dagli Stati Uniti (Boston), il suo studio e la sua casa erano già state perquisite. I crimini contestati dall’autorità giudiziaria sono associazione a delinquere, falso ideologico, frode sportiva e violazione delle norme antidoping.
Quello che è stato scoperchiato è un sistema “per alterare in maniera fraudolenta le prestazioni agonistiche degli atleti”, come si legge nell’ordinanza del Gip di Rimini, che ha eseguito in Emilia Romagna, Lombardia e Marche sei misure cautelari per associazione a delinquere finalizzata a prescrizione, approvvigionamento e assunzione di farmaci dopanti.
Il “sistema” avrebbe contaminato anche partite decisive della serie B calcistica: tra i casi finiti nell’inchiesta, infatti, c’è anche quello di un ex calciatore del Rimini, il difensore Emiliano Milone, che avrebbe richiesto tramite il suo preparatore atletico di allora, Walter Chiodi, farmaci per i play-out contro l’Ancona nella stagione 2008-09 (il Rimini poi retrocesse).
Ma l’aspetto più inquietante di tutta la vicenda è appunto il coinvolgimento di diversi genitori di atleti minorenni, come ha dimostrato il caso dei due giovani tennisti. C’è anche chi era stato sorpreso- prima che dalle forze dell’ordine – dalla giustizia sportiva ed era stato squalificato: è il caso del cestista Mauro Liburdi, ‘pizzicato’ nel 2009, quando vestiva la maglia del Latina, e sospeso per due anni. Tra gli altri, sono finiti indagati anche tre dirigenti ed informatori scientifici di una nota azienda farmaceutica lombarda, che si preoccupavano di fornire il doping a prezzi competitivi.
Nel dettaglio, Bianchi poteva avvalersi dell’aiuto di Giorgio Oronti, 54enne residente in Lombardia e direttore commerciale della Sandoz, ma anche degli informatori Alberto Coraducci, bolognese di 53 anni, e Daniela Merlanti, 36 anni, responsabile per la Romagna e le Marche della società e originaria della provincia di Ancona. Le ricette di Bianchi venivano emesse con nomi falsi o inventati: venivano accettate da cinque-sei farmacie ‘benevole’, che gli stessi dirigenti lombardi rifornivano a prezzi scontati. I responsabili dell’azienda, dulcis in fundo, si preoccupavano pure di fornire, a volte direttamente agli atleti, la “Omnitrope pen”, ovvero lo strumento con cui assumere il farmaco prodotto dalla Sandoz, l’Omnitrope. Assistito dall’infermiere, il medico riminese forniva anche la pratica della ossigeno-ozono terapia ma anche Gonasi per la produzione di testosterone e Eprex, ovvero l’epo.