Domenica e lunedì i cittadini possono scegliere di cancellare la norma sul “legittimo impedimento” (legge 51 del 7 aprile 2010) che consente a Presidente del Consiglio e ministri di evitare, qualora imputati, di comparire in udienze penali. A oggi, infatti, in nome del “sereno svolgimento delle funzioni attribuite dalla Costituzione e dalla legge“, vengono rimandati i processi che li interessano.
I nostri padri costituenti già definirono l’immunità parlamentare (poi riformata nel ’93) usando parole chiare: l’immunità cioè l’esenzione da un onere, da un obbligo o da un dovere. Invece in questa Italia dei camuffamenti e delle regole elastiche e permeabili si usano parole incomprensibili “legittimo impedimento”, “lodo” per definire uno scudo con cui il potere esecutivo si può proteggere da quello giudiziario.
Io voterò “Sì” al referendum sul legittimo impedimento perché di una cosa sono convinto: la legge è uguale per tutti e tutti la devono rispettare. Mi batto insieme a tanti altri per contrastare le impunità; abrogare quella norma è un modo per dire “Sì alla legalità e all’etica” e soprattutto per ribadire ancora una volta “Stop alla corruzione”.
Pretendiamo che sia fermata la violazione sistematica delle leggi, soprattutto da parte di chi ricopre ruoli di amministrazione pubblica. Su questo fronte non possiamo mai abbassare la guardia, ma dobbiamo avere occhi bene aperti e antenne dritte. Grazie all’aiuto dei volontari del sito www.signorirossi.it osserviamo cosa è capitato negli ultimi giorni:
– oltre 142 arresti di affiliati alla ‘ndrangheta nel Torinese, con infiltrazioni nella politica locale;
– aperta un’indagine sull’assessorato alla Sanità della Regione Piemonte (con dimissioni dell’assessore del Pdl, Caterina Ferrero, e arresto di un amministratore di Asl);
– proposta da parte del governo, per fortuna bocciata, di una norma anticorruzione che avrebbe dato più poteri in materia al Presidente del Consiglio;
– arrestato per corruzione l’ex presidente del Tribunale di Imperia e Sanremo;
– inchiesta per corruzione in un appalto dell’Enac per un 1 milione di euro…
Per evitare l’assuefazione a notizie di questo tipo, che quindi rischiano di passare del tutto inosservate, continuiamo a farle conoscere e a indignarci. E in tanti ci siamo INDIGNATI: moltissime persone animano la pagina Facebook dei “Signori Rossi” e il gruppo “Vogliamo giustizia al processo di Raphael Rossi”. Inoltre domenica scorsa dopo il servizio di “Report” (Rai3) sul movimento vi è stato un boom di accessi tale da bloccare il server del sito. Tutto questo è un’ulteriore conferma che i cittadini corretti e onesti sono molti di più e si sono (ci siamo!) stancati della cultura dell’illegalità.
Perciò invito tutti a fare come me domenica mattina: andare a votare e votare Sì. E non solo: cercherò di convincere altri “signori Rossi”, cittadini comuni, corretti e onesti, a fare altrettanto. Impediamo a norme come quella sul legittimo impedimento di rallentare la lotta alla corruzione!