Dopo il pm Giuseppe Narducci indicato per un assessorato, ora spunta il nome di Attilio Auricchio, il colonnello dei carabinieri che assieme al magistrato coordinò l'inchiesta Off-side sulla presunta cupola del calcio italiano
Luciano Moggi non deve averla presa bene. Prima il pm che nelle stesse ore in cui De Magistris veniva proclamato sindaco chiedeva per lui, l’ex dg della Juventus, una condanna a cinque anni e otto mesi. Ora l’investigatore che ha condotto le indagini che cinque anni fa lo hanno portato sul banco degli imputati. Giuseppe Narducci, di professione pm, e Attilio Auricchio, colonnello dei Carabinieri, si apprestano a entrare nella squadra di lavoro di De Magistris, proprio nei giorni in cui lo sport nazionalpopolare è di nuovo nella bufera per lo scandalo calcio scommesse. Il primo come assessore alla legalità, il secondo come capo di gabinetto del nuovo sindaco. Tanto che a Napoli c’è già chi definisce la nuova squadra di Palazzo San Giacomo “la Giunta di Calciopoli”. Una legge del contrappasso durissima per chi, come Moggi, a pochi giorni dal ballottaggio aveva fatto pubblico endorsement per lo sfidante di De Magistris, Gianni Lettieri. Narducci e Auricchio tornerebbero quindi a lavorare insieme pochi anni dopo l’inchiesta “Off-Side”, le cui indagini furono coordinate proprio dall’allora comandante del nucleo operativo di Roma su incarico del pm.
Certo, però, che il nuovo incarico si presenta quantomeno più ostico rispetto a quello che già li vide lavorare insieme: rendere Napoli una città più sicura rimettendo in sesto la macchina organizzativa e le casse di Palazzo San Giacomo appare un compito più arduo che dimostrare che i campionati di calcio degli ultimi anni fossero in parte truccati. Soprattutto perché, già prima del loro insediamento, i due si sono trovati a dover fronteggiare un fuoco di fila bipartisan che ha avuto come principale bersaglio soprattutto Narducci.
In 48 ore gli attacchi contro il magistrato napoletano hanno riunito in un fronte comune e insolito il presidente dell’Anm Luca Palamara, i centri sociali napoletani, il direttore del Giornale Alessandro Sallusti e Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo al Senato del Pdl. Tutti concordi, per motivi diversi, sulla inopportunità per il pm di accettare l’incarico di assessore. Se Palamara e Quagliariello si ritrovano sulla teoria secondo cui un magistrato non possa diventare politico o amministratore per poi tornare al suo lavoro di pm, i centri sociali napoletani, che pure in campagna elettorale avevano appoggiato senza remore De Magistris, ce l’hanno con Narducci per le inchieste che ha condotto sugli scontri dei comitati antidiscarica di Chiaiano.
L’unico rimasto a difendere il pm è Giovandomenico Lepore, procuratore di Napoli, convinto che Narducci sarà per i magistrati napoletani, un “punto di riferimento” e, soprattutto, che la sua esperienza sarà “utile all’amministrazione pubblica”. C’è da essere sicuri, però, che in cuor suo il capo della Procura partenopea già rimpiange l’addio a uno dei suoi collaboratori che negli ultimi anni più si è speso di più per la quantità e la qualità delle indagini svolte.