Lady Gaga accende la piazza Arcobaleno. Arriva vestita Versace, con una gonna a scacchi neri e bianchi. I capelli colorati di verde. Bastano poche parole per infiammare il Circo Massimo. Non ci sono le naumachie, ma un fiume di gente che rivendica parità di diritti per gli omosessuali. La cantante americana prende il microfono e dal palco urla: “Oggi non siete soli a chiedere amore. Io come voi sono figlia della diversità”, poi ringrazia il sindaco di Roma Gianni Alemanno per aver permesso che la manifestazione si realizzasse. Poco dopo le 21 parte con i motivi promessi: Born this Way e The edge of glory. Il pubblico si sbraccia per lei, urla, lanciano fiori.
L’epilogo di una giornata festante per la Capitale, con colori, suoni, balli e canti per l’Europride 2011 che ha attraversato le vie di Roma al ritmo delle note di Raffaella Carrà. In tanti, oltre 500 mila secondo gli organizzatori, hanno marciato pacificamente nella Capitale per rivendicare ‘diritti e orgoglio gay‘ come recita lo striscione che ha aperto oggi pomeriggio il lunghissimo corteo. ‘Be proud’ si vedeva scritto sui cartelloni, ma l’orgoglio lo si leggeva sulle facce di chi è andato in piazza. Quaranta i carri che hanno accompagnano la parata con sette drag queen fasciate dai colori dell’arcobaleno, simbolo per eccellenza dell’omosessualità.
video di Irene Buscemi
A partecipare c’erano proprio tutti, dal Circolo omosessuale Mario Mieli di Roma, alle associazioni dei genitori arcobaleno che rivendicano da sempre dignità per i propri figli come spiega Maura Lena, madre di un ragazzo di 30 anni aggredito davanti un locale romano qualche anno fa: “Io sono una mamma come le altre voglio solo tranquillità per mio figlio e prima di mettermi a letto, voglio – conclude – preoccuparmi delle stesse cose cui pensano gli altri genitori”.
Uguaglianza chiesta da tanti e in tanti sono pronti a manifestare ancora contro chi li priva di un vita normale. Ovunque cartelli e teatrini contro il Vaticano che per molte associazioni è uno dei pericoli maggiori per una vera integrazione. Lo ha ripetuto indignato Gianni di Marco presidente dell’Arcigay Pescara: “L’Italia è una colonia del Vaticano questo lo sanno tutti, ma – continua – io non prendo lezioni da chi ha ben altri scandali da giustificare. La nostra è una condizione normale e per chi non lo capisce non posso che spendere parole di pietà”.
Mano nella mano anche Francesca e Paola hanno sfilato: “Siamo emozionate di essere qui e abbiamo molta attesa per le parole di Lady Gaga”. Lady Gaga, proprio lei, ben voluta dal mondo LGBTQ, ma molto meno da chi nei giorni scorsi ha speso parole pesanti contro il suo intervento all’Europride.
Al centro della polemica la cattolicissima Binetti a cui molti manifestanti hanno dedicato dei sonori vaffa nel corso della parata. Nell’occhio del ciclone anche la governatrice Pdl del Lazio, Renata Polverini, che un brevissimo ‘affaccio’ all’evento lo ha fatto, per ricevere una bordata di fischi e insulti. In prima fila invece, Paola Concia, deputata Pd vittima di un episodio di razzismo con la sua compagna qualche mese fa, Vladimir Luxuria e il governatore della Puglia Nichi Vendola che parla di messaggi chiari. “La festa di oggi – dichiara – è l’esempio di come in molti raccolgono il pensiero che la diversità è una ricchezza. L’Italia non può essere il fanalino di coda dell’Europa c’è un Paese che vuole uguaglianza e riconoscimenti”.
Molti gli stranieri arrivati a Roma per la kermesse. Arrivati dalla Svizzera, dalla Francia, dall’Inghilterra, dalla Germania, con bandiere al seguito. Tra loro Michol, 34 anni, tedesco, che si stupisce di come i gay vengano ghettizzati in Italia: “Da noi la situazione è diversa, non voglio – afferma – e non posso credere che qui ci sia tanta omofobia, io ho avuto anche difficoltà in una città come Roma a trovare una sistemazione gay friendly. A Berlino certe cose non sarebbero pensabili”.
Ma c’è anche chi accetta di buon grado l’ospitalità della capitale, sono un gruppo di giovani provenienti dalla Spagna, travestiti per l’occasione con tante piume e lustrini che raccontano di un’esperienza emozionante: “Noi abbiamo altre storie alle spalle dove la tolleranza – gridano – è una parola che non si usa perché l’integrazione è più semplice, ma è importante che una città come Roma ospiti questo evento per aprire gli occhi a chi si rifiuta di vedere che noi siamo normali”.
Qualche episodio di intolleranza si è registrato proprio sulla famosa piazza di San Giovanni, dove quaranta esponenti del movimento cattolico Milithia Christi, hanno organizzato un sit in di protesta cercando di raggiungere la parata. Al Colosseo, invece, un gruppo di militanti di Forza ha srotolato uno struscione con su scritto: “Roma capoccia della tradizione” e il disegno di una croce celtica. Striscione subito rimosso dagli organizzatori.
Ma Roma è caput gay per un giorno e nessuno ha intenzione di farsi rovinare la festa visto che è dal World Pride del 2000 che l’Italia non ospitava la parata continentale e la lunga attesa sembra aver premiato chi oggi ha deciso di esserci per chiedere diritti.