Benvenuti a Reggio Emilia, città del Tricolore e da oggi capitale dei referendum su acqua pubblica, stop al nucleare ed al legittimo impedimento. Alle 22 la percentuale di votanti era la più alta in tutta Italia con la media del 54,60% di cittadini che avevano già espresso il loro voto. Seconda la provincia di Bologna con il 52,68%. Ma è tutta l’Emilia Romagna a far da traino a livello nazionale con il 49,1%. In provincia di Reggio il record spetta ai Comuni di Fabbrico con il 65,49% e Cavriago al 61%. A Novellara il paese dove parti la denuncia del Pdl contro chi esponeva le bandiere pro referendum dell’acqua alle 22 aveva votato il 59,35%. Nel capoluogo la percentuale raggiunta è invece del 54,53%.
Nel Reggiano i quattro referendum hanno davvero sfondato tra la gente. Complici sia gli appelli del vescovo Adriano Caprioli che un mese fa si è pubblicamente espresso per il “Sì” che un impegno trasversale che ha rotto ogni argine. Durante la campagna referendaria le 14.000 firme arrivate dal reggiano sui due quesiti pro acqua pubblica, erano state raccolte primariamente dal comitato e dalle parocchie mentre tra i movimenti politici erano stati il Movimento 5 Stelle ed il Prc-Federazione della Sinistra a raccogliere la gran parte delle firme.
Tutti si sono sempre impegnati a non mostrare mai nei banchetti alcun simbolo di partito, tanto che nelle ultime settimane, seppur in maniera separata, anche l’estrema destra con la locale Casa Pound faceva volantinaggi apertamente a favore dei referendum. Questo a Reggio Emilia città medaglia d’oro della Resistenza. A coordinare i referendari due giovanissimi. Il movimento per l’acqua un ragazzo di meno di venticinque anni, Tommaso Dotti studente universitario che segue la battaglia dal 2006 .
Il comitato trasversale “sì rinnovabili, no nucleare” invece è guidato dal ventiduenne Davide Valeriani, consigliere di quartiere del Movimento 5 stelle. Negli ultimi mesi è poi arrivato il “Sì” del Pd che ha mosso la sua potente macchina. Ma il fronte si è aperto oltre ogni confine nel reggiano tanto che sulla stampa sia il capogruppo del Pdl in consiglio comunale a Reggio, l’avvocato Liborio Cataliotti, che quello della Lega Nord Giacomo Giovannini hanno dichiarato pubblicamente che sarebbero andati a votare “tre si ed un no”.
A continuare la battaglia astensionista sono stati il consigliere regionale del Pdl Fabio Filippi, mentre in mezzo al guado titubante è rimasto Angelo Alessandri, presidente leghista della Commissione Ambiente Lavori pubblici alla Camera. Non si sa ancora se ha seguito il diktat astensionista di Bossi o ha fatto come il governatore Veneto Zaia che si è recato alle urne.
La campagna referendaria a Reggio si era chiusa venerdì con una marcia in via Emilia con uno striscione lungo mezzo chilometro portato da quasi mille persone, segno del grande seguito popolare che poi è esploso nelle urne. Ora si attendono con ansia gli esiti finali. Se il trend rimarrà questo ci si potrà avvicinare probabilmente forse quota 65-70%. Nel resto dell’Emilia Romagna come dicevamo la seconda è risultata la provincia di Bologna con il 52,68% seguita da Modena con il 51,21%.
A seguire Forlì-Cesena con il 48,25% e Ravenna con il 48,1%. Dietro di loro Ferrara con il 45,40% e Parma con il 45,40%. A chiudere la provincia di Rimini con il 44,23% ed il Piacentino dove alle 22 aveva votato il 39,82% una media sotto anche quella della regione Lombardia che ha superato quota 41%. Nel piacentino a Caorso comune interessato in prima linea dal problema nucleare sul quesito relativo a questo problema ha votato il 41,12% degli aventi diritto.