Delbono creò un comitato di 23 persone illuminate che sovrintendessero (ma non si riunirono mai) alle decisioni più importanti della città. Prima fu Guazzaloca che creò una sorta di gabinetto permanente. E ora Merola ne chiama tre per farsi aiutare nelle scelte sulle partecipate
Facendo un piccolo calcolo, in 11-12 anni Bologna ha già conosciuto 30 saggi e si appresta a conoscerne altri 3. Giorgio Guazzaloca formò un gabinetto di saggi che sovrintendessero alla guida della città. Era il primo sindaco non di sinistra e la volontà di essere visto come il sindaco di tutti era forte: “Nominai queste persone per consultarmi se e quando lo ritenevo opportuno – ricorda al Fatto Quotidiano.it, l’ex sindaco di Bologna dal 1999 al 2004 – Non avevo un partito alle spalle e loro erano persone con una grande esperienza”.
Il “cenacolo” dei saggi (che si riunì al massimo 1-2 volte l’anno) era composto dall’allora rettore Fabio Roversi Monaco, Stefano Aldrovandi (il recente candidato terzopolista), ma anche un prodiano della prima ora come Gianni Pecci, l’ex ministro Alberto Clò, il fondatore del Mulino Nicola Matteucci, il sociologo Pier Paolo Donati e il medico Sante Tura. “Erano persone con le quali mi confrontavo un paio di volte l’anno sulle questioni di più largo respiro” Il gruppo di saggi si rivelò tuttavia una trovata d’immagine e non evitò al sindaco scelte sfortunate come il Civis, per il quale oggi lo stesso Guazzaloca risulta indagato. Il gruppo non servì all’ex sindaco neppure per superare, alla fine del suo mandato, la prova elettorale col gigante Cofferati.
Ma quelli di Guazzaloca non furono gli ultimi saggi bolognesi. Nel novembre 2009 il sindaco Flavio Delbono, eletto da pochi mesi alla guida di Palazzo d’Accursio, annuncia in pompa magna, insieme alla presidente della Provincia Beatrice Draghetti e all’assessore regionale Gian Carlo Muzzarelli, la formazione di un comitato di 23 saggi che discutano e stilino (entro l’estate del 2010) le linee guida del Piano strategico metropolitano.
I saggi delboniani dovranno guardare lontano, occuparsi di questioni di ampio respiro, del futuro di “Bologna nei prossimi vent’anni” e non fermarsi ai meri affari quotidiani. “Non dovranno occuparsi della fermata del Civis o del metrò”, annuncia Delbono. E come sarebbero stati capaci di occuparsi di mere questioni materiali, visti i nomi? A guidare questo gruppo “tecnico-scientifico” viene designato Massimo Bergami, direttore di Alma Graduate School e già candidato con Delbono alle amministrative 2009. Ci sono poi amministratori delegati e presidenti di grandi società (Piero Gnudi di Enel, Roberto Tunioli di Datalogic, Luca Majocchi di Seat Pagine Gialle). C’è Pierluigi Celli, ex direttore della Rai e poi rettore dell’università Luiss. C’è addirittura il coach di pallacanestro Ettore Messina (che ora allena i Los Angeles Lakers nell’NBA).
Gli artigiani, i sindacati e la sinistra in consiglio, fanno notare a Delbono che il mondo del lavoro è poco rappresentato e che, con tutti quegli amministratori delegati e dirigenti, il comitato sembra più il cda di una holding che un organismo politico. Ma Delbono, Draghetti e i rappresentanti della Regione, che insieme hanno sponsorizzato la cosa, non sentono ragioni. Per poco. Caduto Delbono con lo scandalo Cinziagate, il comitato non si è mai riunito. Il piano strategico al momento è rimasto solo un grande slogan, anche in questi giorni tirato fuori dal sindaco Merola.
E oggi è proprio la volta dei saggi del neo-sindaco, che è alle prese con le prossime nomine delle società partecipate dal Comune, tra cui Fiera e Aeroporto. Le nomine, come detto, spetterebbero solo a lui. Per questo nominerà un comitato di tre saggi che lo dovranno aiutare a valutare tutti i curricula che gli arriveranno, curricula che saranno resi pubblici. “I cv saranno vagliati dai saggi che assieme faranno una rosa di nomi”, spiegano dallo staff del sindaco.
Tra i papabili i nomi circolati sono quelli di Luciano Sita, ex assessore proprio con Delbono, quello di Luciano Vandelli, presidente di Cup 2000, quello di Pierluigi Stefanini di Unipol, quello di Flavia Prodi, quello del politologo e presidente dell’Istituto Gramsci, Carlo Galli. Tutti nomi, evidentemente, molto vicini al Pd e non proprio super partes. Paolo Pombeni, politologo bolognese, è molto scettico: “Questi sono nomi di persone degnissime, ma non daranno l’impressione di fare una scelta svincolata dai criteri politici”.
Secondo Pombeni, o i saggi sono lontani dalla politica o è meglio evitare questa che lui considera una “pantomima”. Per il politologio baserebbe che Merola si consultasse con persone di fiducia, senza fare tutta questa scena, anche perché se i curricula saranno resi pubblici, il controllo dei nomi per le partecipate lo può fare anche l’uomo politico. Il politologo fa anche un ulteriore paragone per spiegare la sua contrarietà all’operazione fatta in questo modo: “È come se per fare una nomina bandissi un concorso e poi lo truccassi, perché alla fine voglio il mio risultato”, spiega Pombeni. “Se è perfettamente legittimo che il sindaco voglia quel risultato e quei nomi, se ne assuma la responsabilità senza fare il concorso. Oppure – conclude – vada fino in fondo e lo faccia gestire da “saggi” non legati alla sua parte politica. Se fosse un’operazione fatta bene potrebbe essere un segnale importante per tutta l’Italia”.
Come nel caso dei saggi di Delbono e di quelli di Guazzaloca, dallo staff del sindaco garantiscono: “I saggi non costeranno nulla. Non sono previsti gettoni di presenza e il comitato rimarrà in carica per poter essere consultato ogni volta che ci sarà da vagliare un curriculum”.
Ci sarà da attendere ancora qualche giorno prima di sapere i nomi dei tre selezionatori. Nell’attesa, aggiornate i vostri curricula.
David Marceddu