E ora il presidente del Consiglio cosa fa? Dice che ci sono 28.789.000 comunisti? No, forse anche per lui è troppo. Questa volta non può dire che c’è un’armata rossa che invade il Paese.
C’è, invece, una maggioranza enorme di italiani che, votando anche per l’abrogazione del legittimo impedimento “ad premier e ministri”, ha espresso un fragoroso no alle leggi ad personam. Alle leggi privilegio che hanno consentito a Silvio Berlusconi di godere della prescrizione o addirittura, come nel caso del processo All Iberian 2, di farla franca dall’accusa di falso in bilancio perché “il fatto non costituisce più reato”.
Dopo i “lodi” Schifani e Alfano, bocciati entrambi dalla Corte costituzionale (malgrado i tentativi della P3 di condizionare la Consulta e far passare la legge del neo segretario del Pdl nonché Guardasigilli), il legittimo impedimento è stata l’ultima norma che il Cavaliere è riuscito a far votare dal centro-destra per cercare, senza riuscirci, di bloccare i suoi processi milanesi: Mediaset-diritti tv, Mills, Mediatrade (non c’era ancora il processo per il caso Ruby). La legge è stata firmata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il 7 aprile 2010 e riformata in gran parte dalla Corte costituzionale il 13 gennaio scorso.
La Consulta ha bocciato il cuore della normativa che aveva trasformato i giudici in passacarte di palazzo Chigi. La legge originaria, infatti, prevedeva che un certificato della presidenza del Consiglio o della segreteria del ministero d’appartenenza doveva automaticamente consentire al premier o al ministro imputato di saltare un’udienza, con conseguente aggiornamento del processo. La legge riformata, però, ha mantenuto l’elenco di una serie di impegni di governo, ma anche preparatori, come legittimi motivi da apporre per far slittare un processo. Ecco perché la stessa Corte ha dato il via libera al referendum. E oggi gli italiani (votando Sì) hanno detto che non ci vuole nessuna norma speciale per chi ci governa. La legge deve essere uguale per tutti, anche per Silvio Berlusconi.
Il presidente del Consiglio ha dichiarato che “bisogna adeguarsi al volere dei cittadini”. Mi permetto di dubitare delle sue parole. Se fosse dipeso da lui e dai suoi fedelissimi, ci sarebbero già il processo breve (che ammazza quasi tutti i suoi dibattimenti insieme ad altri 100 mila procedimenti) e la legge bavaglio. Ora punta, ammesso che la situazione politica glielo permetta, alla prescrizione breve, già approvata dalla Camera. Se il caimano riuscirà a fare un colpo di mano in Parlamento, il processo per la corruzione del testimone David Mills (già condannato e prescritto) sarà morto prima che possa essere pronunciata una sentenza di primo grado.