La Guardia di Finanza di Milano ha arrestato oggi tre persone fra cui l’imprenditore, parmigiano di nascita, ma residente a Bologna, Vittorio Casale con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite nell’ambito di un’ inchiesta dei pm Luigi Orsi e Gaetano Ruta e riguarda il fallimento di 4 società.
Le ordinanze di custodia cautelare in carcere per Vittorio Casale e gli altri due imprenditori sono state firmate dal gip Fabrizio D’Arcangelo. Inoltre le Fiamme Gialle hanno effettuato perquisizioni a Roma e a Piacenza nelle abitazioni e nelle sedi delle società riferibili ai tre.
Le accuse a vario titolo sono bancarotta fraudolenta aggravata patrimoniale e documentale.
Dalle indagini dei pm Orsi e Ruta è emerso che quattro società del gruppo immobiliare Opere Spa, di cui Casale è ritenuto il dominus, dopo aver realizzato cospicue plusvalenze e distribuito dividendi, hanno omesso di pagare imposte per 20 milioni di euro e, per evitare le procedure esecutive nei confronti del gruppo, sarebbero state cedute a una società fantasma (inattiva).
C’è anche la compravendita di immobili di straordinario valore, come un intero palazzo in piazza Parlamento a Roma e un altro in piazza Castello a Milano, al centro dell’inchiesta che ha portato agli arresti, insieme a Casale, anche Francesco Vizzari e Gianguido Bonatti.
L’ex re del bingo, Casale, già indagato nell’inchiesta sulla scalata di Bpi ad Antoneveta, era impegnato in operazioni di trading immobiliari con la sua società, Opera Spa, che, a sua volta, ne controlla altre quattro. In sostanza, Casale avrebbe comprato una quindicina di immobili tra il 2004 e il 2006, tutte compravendite di straordinario valore, come quella da 60 milioni di euro relativa all’edificio di piazza Parlamento 18. Stando alla ricostruzione della Procura, gli arrestati avrebbero acquistato gli immobili e poi rivenduti, maturando cospicue plusvalenze e non pagando ne’ le imposte dirette, né l’Iva, causando così un enorme danno all’Erario quantificato in venti milioni. Numerosi degli immobili comprati e rivenduti con un meccanismo molto simile a quello usato dai “furbetti del quartierino” Stefano Ricucci e Danilo Coppola, si trovano a Bologna, piazza sulla quale Casale è attivo da molti anni.
Casale è parmigiano, ma è cresciuto a Bologna dove vive tuttora con moglie e tre figli, anche se divide il suo tempo con un domicilio romano.
Per sua stessa ammissione è un massone, mentre il padre lo ha introdotto a suo tempo nel mondo delle cooperative emiliane: Francesco Casale era legato al potentissimo Pci bolognese degli anni Sessanta, arrivando fino a occupare la poltrona di provveditore alle Opere pubbliche di Bologna. Un ruolo oggi centralizzato (dipende dal ministero delle Infrastrutture), che però ai tempi era uno dei centri di potere locale dal quale dipendevano i finanziamenti per le opere pubbliche.
Casale è molto legato da vincoli societari anche a Giovanni Consorte.
Per quanto riguarda il fronte immobiliare bolognese, Vittorio Casale da anni vuole fortissimamente – ma con poca fortuna finora – una cittadella dello sport. In pratica la sua intenzione sarebbe quella di costruire un nuovo stadio che sostituisca l’attuale Dall’Ara, creando nel circondario strutture attrezzate, palestre e altre attività correlate.
Acquistate le aree nord (oltre la Fiera e il Parco Nord) e incassata la modifica al Psc (nuova dicitura per indicare il piano regolare), aveva visto trasformarsi quelle aree da sottoposte a vincolo boschivo in zone di sviluppo. E a fine gennaio 2011 aveva annunciato piani d’investimento che avrebbero portato all’edificazione dei nuovi impianti e alla riconversione del Dall’Ara in zona residenziale con relativi parcheggi.