Non c’è verso. Quando si inizia a parlare di Gay Pride, di omosessualità, di coppie gay e lesbiche, di transgender, il corpo di Roberto Formigoni sembra invaso dagli spasmi di una rara malattia tropicale. La fronte si aggrotta, il sorriso si inverte come in quelle faccine delle chat.
L’argomento proprio non gli piace. “Nessuno ha sollevato un’obiezione su questa manifestazione, fatta in silenzio elettorale“, dice il nostro amico governatore dell’Europride, facendo finta di rilevare una semplice circostanza, ma in realtà gettando l’amo della polemica.
Ecco cosa non va giù a queste persone. Parlo di quelle che ci governano, che scatenano gli spauracchi dell'”ecco adesso riconosceremo anche la pedofilia, la zoofilia, la necrofilia eccetera“, come si legge nell’ormai celebre pregiudiziale di incostituzionalità sollevata nel 2009 dalla società per azioni Rocco Buttiglione, Luca Volonté & Co. Utilizzo la metafora della s.p.a. perché nella s.p.a. i soci non rispondono mai di quello che fa la società. E loro son così. Sono quelli dell’eccetera, che è poi una cosa non detta. Si stila una lista di vaccate colossali e poi si lascia che sia l’ascoltatore ad aggiungere tasselli che loro non osano menzionare. Sono loro. Lanciano le provocazioni e poi si nascondono. Minacciano. “Guai a Lady Gaga se oserà attaccare il Papa“, abbiamo sentito pure questa. Poi si chiudono nelle loro tane buie a curarsi dagli spasmi delle loro rare malattie tropicali. Una pregiudiziale che ancora oggi pesa sulla proposta di legge contro l’omofobia.
Ecco cosa non va giù a queste persone. “Non è certo illegittimo che il Parlamento si esprima“, continua Formigoni.
Mi vengono in mente tutti questi pensieri in sequenza, guardando L’infedele. Formigoni è troppo sicuro di quello che dice per non celare, peraltro forse neanche troppo sfacciatamente, un minimo di vergogna per quello che dice. “Io non sono per le coppie di fatto eccetera eccetera eccetera“, dice ancora, chiudendo la battuta perché è il turno della pubblicità.
Sono quelli dell’eccetera, non c’è dubbio.
Ma vedi, caro governatore, l’era degli eccetera è finita. Un milione di persone – quelle dell’Europride di Roma, le famiglie omogenitoriali, le transgender, i gay e le lesbiche di tutta Italia, che pagano le tasse, votano, fanno girare l’economia e danno un po’ di dignità a questo paese sgangherato – ti hanno detto, caro governatore che usi termini che non osi pronunciare senza incurvare le sopracciglia, che è l’ora di metter mano all’agenda del Parlamento, perché ponga fine alla mattanza dei diritti delle persone omosessuali, bisessuali e transessuali che questa legislatura, al pari delle precedenti, ha realizzato.
Ecco cosa non va giù a queste persone: che ci siano delle persone che rivendicano i propri diritti, che chiedono a gran voce di essere trattate in modo eguale rispetto a tutti gli altri, che la loro dignità non sia asservita a logiche di ordine religioso o a sensazioni di pancia, tantomeno a esigenze di compromesso politico. Che queste persone siano un milione, sarebbe evidente anche al più stupido degli osservatori, ha un peso enorme nel contesto politico, e la loro voce non potrete ignorarla.
Ricordatevi che dalle vostre roccaforti difese a suon d’insulti non siete al riparo dalle parole della nostra Corte costituzionale: “le persone omosessuali hanno il diritto fondamentale di vivere liberamente la loro condizione di coppia“. E’ la voce della Costituzione, che voi ora usate contro tutti gli omosessuali per dire loro che il loro amarsi, il loro camminare per mano, il loro manifestare liberamente offende la Costituzione. Ricordatevi che la Costituzione la offendete voi ogni volta che vi tappate le orecchie per non sentire le grida festose del Gay Pride. Ogni volta che chiudete gli occhi per non vedere i bambini delle famiglie arcobaleno che crescono felici con due papà o due mamme dello stesso sesso. Ogni volta che serrate il vostro buon senso e la vostra intelligenza al dialogo.
La bocca, quella no, non avete mai la decenza di chiuderla.