Quaranta punti in più per gli insegnati residenti nella provincia della scuola nella quale chiedono di lavorare. E' l'emendamento al Decreto Sviluppo proposto dal Carroccio, allo scopo di mettere "al riparo" i docenti "padani" dalla concorrenza dei loro colleghi delle regioni del Sud
Sei di Palermo ma vuoi insegnare a Brescia? Devi essere penalizzato. Con questa idea ieri la Lega Nord ha proposto un nuovo emendamento al Decreto sviluppo, che dovrebbe essere licenziato dalla Camera giovedì con un voto di fiducia. Quaranta punti in più in graduatoria per gli insegnati residenti nella provincia della scuola nella quale chiedono di lavorare metterebbero “al riparo” i docenti del Nord dalla “concorrenza” dei loro colleghi meridionali.
Questo è solo uno dei molti tentativi del Carroccio di bloccare la migrazione di professori dal Sud, dove le cattedre disponibili sono molte meno che al Nord. E’ già stata bocciata, con la sentenza della Corte Costituzionale del 9 febbraio, una norma che stabiliva l’inserimento “in coda” alle graduatorie dei docenti precari che chiedevano una provincia diversa rispetto a quella in cui erano originariamente classificati.
L’emendamento, la cui prima firmataria è Paola Goisis, ha però spaccato la maggioranza: il governo non ha dato parere favorevole, e ha espresso “dubbi di costituzionalità”, anche alla luce dell’ultima sentenza, rimettendosi però alla decisione dell’aula. La proposta è supportata da tutti i componenti del Carroccio delle commissioni Bilancio e finanze della Camera, quelle che esaminano nel merito il Decreto sviluppo, e chiede che dal prossimo anno scolastico nelle graduatorie ad esaurimento vengano assegnati i punteggi per titoli seguendo l’attuale legge: a essi si aggiungeranno però “ulteriori 40 punti per la permanenza nella provincia di appartenenza”. Per chi nel frattempo ha chiesto un trasferimento non ci saranno problemi; essi potranno infatti chiedere la revoca del trasferimento, ottenendo i 40 punti di bonus, un incentivo quindi a restare al Sud, se lì hanno vissuto fino ad oggi.
“La Lega come sempre segue la logica della doppia verità: con un mano taglia 132mila posti di lavoro nella scuola e con l’altra, oggi, fa propaganda con la promessa di un bonus di punteggio per i precari del Nord – afferma Francesca Puglisi, responsabile Scuola della segreteria del Partito democratico -nel marasma post referendario di una maggioranza allo sbando, il Pd continua a parlare la sola lingua che può assicurare la qualità nella scuola: la stabilizzazione di tutti gli insegnanti che stanno lavorando su posti vacanti. Il gioco delle tre carte è finito. A nulla serve quello dei 40 punti. Anche per il bene dei precari del nord votino i nostri emendamenti”.
Critica anche l’Italia dei valori. ”Le sberle non sono bastate: il lupo perde il pelo ma non il vizio. All’indomani di una straordinaria esperienza di partecipazione e di unità del Paese sul diritto degli italiani di vivere in un’Italia migliore, la Lega Nord somma, in maniera devastante, il disprezzo per i precari che ha Berlusconi, con un inqualificabile razzismo”, ha detto il portavoce dell’Idv Leoluca Orlando.
“La qualità degli insegnanti deve essere valutata in base alla loro preparazione e dedizione al lavoro e non in base alla residenza o alla regione di appartenenza. La Lega, già sull’orlo del precipizio, decide di fare ancora passi in avanti e di precipitare insieme con Berlusconi”.
Ma la Lega tira dritto oltre le polemiche. ”Pd e Italia dei Valori si dimostrano ancora una volta strenui difensori del centralismo e nemici del Nord – ribatte Paolo Grimoldi, coordinatore federale del Movimento giovani padani e deputato della Lega Nord – Anziché discutere una soluzione condivisa per risolvere il cancro delle classi del Nord lasciate senza insegnanti, gli amici di Bersani e Di Pietro gridano al razzismo. Ma quella del bonus è una una delle strade possibili per rimediare ad una situazione disastrosa, che per fortuna è ben conosciuta da studenti e genitori. Sulla necessità di frenare l’esodo degli insegnanti e garantire la qualità della scuola pubblica la gente sta con noi”.
Intanto con bandiere rosse simbolo dei Cobas e striscioni che ribadiscono il “No alla distruzione della scuola” un gruppo di manifestanti, soprattutto insegnanti e personale Ata, ha manifestato davanti alla sede del Ministero dell’Istruzione a tutela della scuola “come bene comune”. Manifestanti “indignati contro la scuola-miseria e la scuola-quiz”, che aderiscono allo sciopero degli scrutini indetto per oggi e domani dai Cobas. “Siamo qui – ha affermato il portavoce nazionale dei Cobas Piero Bernocchi – per dire che la scuola non può essere massacrata e immiserita, la scuola è un bene comune. I tagli vanno cancellati, gli scatti non vanno bloccati basta con i contratti che prevedono salari pari alla metà della media europea. Inoltre non si possono espellere i precari inseriti da 15 anni e non si può valutare la scuola con ridicoli quiz Invalsi”.