Dopo gli spot in vista delle elezioni comunali, con i ministri Michela Vittoria Brambilla e Raffaele Fitto arrivati a Rimini per promettere le spiagge ai privati per 90 anni, salvo correggere a 20 su ‘invito’ del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, arriva come previsto la marcia indietro.
Nel decreto “Sviluppo”, approvato in Consiglio dei ministri il 5 maggio, salta infatti il provvedimento sui diritti di superficie balneari. Le commissioni riunite Finanze e Bilancio alla Camera hanno deciso in queste ore lo stralcio dei primi tre commi dell’articolo 3 del decreto legislativo. Governo e relatori hanno accolto gli emendamenti soppressivi del testo che prima parlava di concessioni per 90 anni, poi – su richiamo del Quirinale e dopo la “sorpresa” manifestata da Chantal Hughes, portavoce del commissario al Mercato interno Ue Michel Barnier – le aveva ridotte a 20 nella sua versione definitiva.
Il tema, ora, potrebbe essere portato avanti in un altro provvedimento, in un articolo specifico della Legge comunitaria. L’Italia, insomma, può metterci una pezza, l’ennesima in materia. Pur venendo ritoccate nelle disposizioni che prevedevano l’esclusiva alle strutture turistico-alberghiere, rimangono più o meno integre, invece, le norme sui “distretti turistici” tanto cari a Brambilla, sbandierati a Rimini insieme con gli annunci sulle concessioni.
Il Governo nei prossimi giorni convocherà tutte le categorie economiche e le associazioni coinvolte, riavviando il tavolo con le Regioni, saltato il 12 aprile proprio per inaugurare la piccola stagione degli spot in vista delle elezioni, per studiare “una soluzione che potrebbe vedere la luce entro l’anno”, assicurano fonti del Pdl.
Per quanto riguarda la procedura di infrazione europea, “la norma di respingimento è nella legge comunitaria che arriverà in aula tra due settimane”, conferma il parlamentare del Pdl riminese, Sergio Pizzolante, sempre in prima fila quando si parla di spiagge. Il deputato berlusconiano dice di voler accogliere con favore il dietrofront del Governo e la mette giù così: “È una decisione saggia, che accoglie l’invito rivoltoci dalle associazioni di categoria e ha l’obiettivo di definire un nuovo provvedimento capace di meglio rispondere alle esigenze degli operatori. È convinzione del Pdl – giura Pizzolante – che sia necessario definire norme, condivise con l’Europa, in grado di garantire continuità nella gestione delle spiagge anche dopo il 2015 per gli operatori che hanno fatto investimenti e creato valore commerciale”.
In casa Pd, intanto, si esulta. Così Alberto Fluvi, capogruppo Democratico alla commissione Finanze di Montecitorio, appena uscito dai lavori: “Abbiamo ottenuto la soppressione dei commi 1, 2 e 3 dell’articolo 3 del decreto sviluppo. Come richiesto dal Pd, quindi, le norme vengono eliminate: dopo aver generato un enorme confusione, Governo e maggioranza sono state costretti ad un passo indietro. Ora- ribadisce Fluvi- si dovrà lavorare a una legge quadro per affrontare la questione”.
Il vice presidente della commissione Affari Europei, Enrico Farinone, ritiene che “sulle spiagge abbiamo evitato un inutile e costoso scontro con l’Europa, che aveva mosso molte obiezioni a questa normativa”, una normativa “che nei fatti andava contro la libera concorrenza: alla fine una pezza è stata messa”.
Dunque, se l’eliminazione dei commi dall’articolo 3 del Dl può essere un segnale importante, resta la faccenda della volontà del Governo di trasferire la materia nella legge comunitaria. “Il rischio cementificazione, purtroppo, resta inalterato perché rimangono in piedi i commi 4 e 5 che prevedono, attraverso le zone a burocrazia zero, di edificare su spiagge ed arenili. La preoccupazione, quindi, è alta perché una parte dell’obbrobrio normativo del governo sulle spiagge è rimasto in essere. Secondo i dati dell’Agenzia delle Nazioni Unite per l’Ambiente, le spiagge italiane sono fra le più cementificate d’Europa con una percentuale pari al 60%”, dice il presidente dei Verdi Angelo Bonelli.
Inoltre, c’è chi pensa che lo stop alla concessione delle spiagge ai privati si tradurrà in un nuovo aumento dei prezzi a danno dei consumatori”. Rispetto allo scorso anno, i prezzi sono già aumentati dell’1,5% rispetto al 2001 del 136%.
I titolari degli stabilimenti, non avendo la possibilità di investire a lungo termine, riverseranno sui clienti le eventuali perdite d’esercizio. Un danno enorme anche per chi vuole investire e per l’occupazione”, lancia l’allarme l’associazione Adoc. Se il responsabile Green Economy del Pd, Ermete Realacci, parla di “marcia indietro” dell’esecutivo rispetto ad “una aberrazione normativa ritagliata sugli interessi di pochi grandi investitori, magari per solleticare l’ingresso di capitali stranieri di dubbia provenienza”, il capogruppo Udc in commissione Bilancio alla Camera, Amedeo Ciccanti, sostiene come sia stato “smascherato l’inganno” ma avvisa: “Rimandare il problema delle concessioni balneari alla legge comunitaria è come nascondere la polvere sotto il tappeto. Di fatto, l’incompatibilità tra la proposta della Lega Nord e quella del Pdl ha smascherato l’inganno elettorale propinato a danno dei concessionari. L’Udc resta l’unica forza politica che difende le piccole imprese familiari impegnate in un settore senza più regole e senza prospettive, anche se tra i più strategici per il nostro turismo e la nostra economia”.
In tutto questo, per ora tra gli addetti ai lavori c’è chi dice di apprezzare, anche perché conscio che un provvedimento di concessione di 90 o 20 anni non sarebbe mai passato inosservato di fronte all’Ue. “Confartigianato e Oasi esprimono soddisfazione per la decisione del Governo di stralciare dal cosiddetto decreto Sviluppo la parte riguardante il diritto di superficie in riferimento alle concessioni demaniali marittime”, dice Mauro Gardenghi, segretario provinciale di Confartigianato Rimini. Posto che “la concertazione fra Governo, Regioni e associazioni è in realtà la strada più percorribile per arrivare ad una soluzione definitiva”, Gardenghi e compagnia si dicono “contenti” che il Governo “abbia ripreso in mano il tema, riportandolo nel giusto alveo”.
Ora, continua il segretario dell’associazione riminese, “confidiamo nel senso di responsabilità di tutti per contribuire all’adozione di provvedimento che salvaguardi la professionalità degli operatori, che rispetti lo normativa europea e chi schiuda un orizzonte di investimenti e di innovazione”. Insomma, conclude Gardenghi per chi ancora avesse dei dubbi, “siamo a disposizione del ministro Fitto”.