Società

Un’Italia migliore a nostra insaputa

Ammettiamolo che un po’ di sorpresa c’è anche in molti fra noi. Che auspicavamo uno scossone e il cambiamento, ma forse c’eravamo rassegnati a una realtà troppo simile a come veniva rappresentata dalla bolla narrativa del berlusconismo mediatico. Ci ripugnava e la combattevamo, quella realtà. Ma combattendola e provando ripugnanza per essa eravamo giunti a convincerci che essa corrispondesse a un modo d’essere maggioritario del popolo italiano. Come, del resto, già altre volte era successo quando s’era trattato di andare al voto.

E invece c’era (c’è) un’Italia diversa. Persino migliore di quella che sognavamo, perché le delusioni degli ultimi anni ci avevano ammonito di non eccedere nei migliori auspici. Sicché speravamo al ribasso. E chi mai si sarebbe aspettato, due mesi fa, Pisapia sindaco di Milano e De Magistris sindaco di Napoli? Chi avrebbe puntato convintamente sul raggiungimento del quorum ai referendum? Speravamo, ma col retrogusto amaro di chi si prepara all’ennesima delusione affinché non bruci eccessivamente. E invece, per dirla alla Scajola, c’era un’Italia migliore a nostra insaputa. E adesso sarebbe delittuoso disperdere tutta questa energia.