Per la terza volta dall'inizio dell'anno la Grecia si ferma. La manifestazione è stata indetta dai sindacati con l’obiettivo di impedire ai deputati di entrare in Parlamento dove il premier Papandreou dovrà presentare le nuove misure di fronte una maggioranza che continua a restringersi, mettendo a rischio la sopravvivenza del suo governo
Tensione alle stelle quindi nella capitale greca, mentre si prepara la discussione del nuovo pacchetto di austerità da 28 miliardi di euro, con tagli alla spesa e aumenti delle tasse fino al 2015. Misure che serviranno a soddisfare le condizioni necessarie per ricevere il prestito internazionale da 110 miliardi di dollari che dovrà salvare l’economia greca. Previsto anche un programma di privatizzazione da 50 miliardi di euro. Provvedimenti che non piacciono nemmeno ad alcuni membri del governo: come il ministro socialista dello Sport Giorgos Liannis, che si è dimesso per protesta dall’incarico. Manterrà però il suo seggio in parlamento come indipendente. Un altro deputato socialista, Alexandros Athanassiadis, aveva già annunciato il suo voto contrario alle nuove misure, mentre diversi suoi colleghi hanno espresso perplessità sul pacchetto di austerità. Papandreou si trova così con una maggioranza ridotta di 155 deputati su 300.
Il premier aveva chiesto nella tarda serata di ieri un incontro con il presidente della Repubblica Karolos Papoulias. Faccia a faccia che si è tenuto oggi e in cui si è discusso, secondo fonti vicine al palazzo presidenziale, di tutti gli aspetti della situazione attuale, tranne un eventuale ricorso alle elezioni anticipate. Papandreou ha intanto avviato stamane una nuova serie di colloqui con i leader degli altri partiti politici, alla ricerca di un difficile consenso sulle nuove misure di austerità decise dal governo. Il primo ministro ha anche offerto le sue dimissioni per agevolare la formazione di un governo di unità nazionale che realizzi il piano di austerità imposto dalla Ue e dal Fmi. Un progetto a cui, ha ribadito il premier, “l’eventuale esecutivo unitario dovrà garantire pieno appoggio, senza tentare di aggirarlo o di modificarlo”. Una posizione diversa da quella dei conservatori di Nuova Democrazia, principale partito dell’opposizione in Grecia, che si sono detti pronti a entrare in un governo di unità nazionale ma con una duplice condizione: che non ne faccia parte l’attuale premier e che sia rinegoziato il piano di austerità.