L'associazione denuncia un'offerta di servizi ridotta al minimo e il non riconoscimento di malattie croniche che obbliga i malati a pagare i farmaci di tasca propria. "Nel 2013 alcune Regioni non saranno in grado di garantire i Livelli essenziali di assistenza (Lea), che tra l'altro aspettano da 10 anni una nuova definizione"
Diagnosi tardive, scarsa disponibilità di specialisti, farmaci essenziali non rimborsabili, aumento del costo dei ticket sanitari e tagli indiscriminati alle pensioni di invalidità. Nel nostro Paese il diritto alla salute e all’assistenza fa acqua da tutte le parti, secondo quanto denunciato da Cittadinanzattiva alla presentazione della I Conferenza nazionale delle organizzazioni civiche per la salute, che si è tenuta a Riva del Garda il 10 e 11 giugno scorsi.
I provvedimenti del governo negli ultimi due anni, secondo l’associazione, hanno ridotto al minimo l’offerta assistenziale sanitaria e sociale, scaricando i costi interamente sui cittadini. Solo per il 2011, il taglio delle risorse al Sistema sanitario nazionale (Ssn) ammonta a circa 1,5 miliardi di euro e investe anche la copertura dei ticket sanitari per prestazioni diagnostiche e specialistiche. Alla riduzione delle risorse si affianca anche un aumento dell’imposta fiscale per i cittadini e dei ticket sanitari per tutte quelle Regioni obbligate per legge a rispettare i piani di rientro.
Livelli essenziali di assistenza – In dubbio è poi la capacità delle Regioni, a partire dal 2013, di erogare i Lea (Livelli essenziali di assistenza), ovvero le prestazioni che il Ssn è tenuto a garantire a tutti i cittadini. I Lea già ora non sono garantiti uniformemente: solo otto Regioni (e tutte del centro Nord) li hanno erogati nel 2009, tre solo parzialmente, mentre le altre, Lazio compreso, non ne hanno garantito l’effettiva erogazione. A questo si aggiunge, nella denuncia di Cittadinanzattiva, che “da ben 10 anni non vengono approvati i nuovi Lea. Una cosa gravissima e inaccettabile”. I nuovi Lea erano stati predisposti dall’ex ministro della Salute, Livia Turco, ma non sono più stati approvati. Gli ultimi risalgono a quelli emanati da Rosy Bindi nel 2001, ormai scaduti.
“Un ritardo ancora più grave – dice Tonino Aceti, responsabile del coordinamento nazionale Associazioni malati cronici di Cittadinanzattiva – soprattutto in tempi in cui si vuole fare il federalismo fiscale, parlando di costi e fabbisogni standard. Categorie che non possono essere certo definite su Lea vecchi di 10 anni”. Secondo il responsabile Sanità del Pd, Paolo Fontanelli, “la legge 42 sul federalismo fiscale doveva individuare i Lea e conseguentemente stabilire i relativi fabbisogni. Però i decreti attuativi si stanno muovendo in altre direzioni, secondo precisi vincoli finanziari. In questo modo nel migliore dei casi avremo un congelamento, ma c’è il rischio reale di un pericoloso arretramento, senza una riqualificazione e un rinnovamento del Servizio sanitario nazionale”.
Malattie croniche non riconosciute e insoddisfazione per i medici di base – Dalla conferenza a Riva del Garda è emerso che il 44% delle associazioni dei malati non reputa soddisfacente la risposta fornita dall’Assistenza domiciliare integrata. Il 50% delle associazioni riscontra una diffusa difficoltà di accesso ai farmaci necessari, dovuta alla non rimborsabilità da parte del Ssn, alle ulteriori limitazioni imposte dalle Regioni a quanto previsto a livello nazionale, e alle difficoltà burocratiche per il rilascio del piano terapeutico. Altro problema è quello della mancata erogazione gratuita dei cosiddetti parafarmaci, come integratori, alimenti particolari o creme. Ad aggravare il quadro, secondo l’associazione, è il mancato riconoscimento di alcune patologie nell’elenco delle malattie croniche e invalidanti: “Mentre la politica parla – sottolinea Aceti – migliaia di malati con patologie croniche e rare non si vedono riconosciuta la propria malattia e devono pagarsi di tasca loro i farmaci”.
A rischio anche il diritto alla salute dei bambini che, al pari di tutti i cittadini, incontrano grandi problemi fin dall’inizio del loro percorso diagnostico terapeutico, al punto che l’88% delle associazioni dei malati denuncia la difficoltà di accedere tempestivamente alla diagnosi precoce. Il 94% dell’assistenza di base da parte del pediatra di libera scelta e del medico generale non soddisfano le esigenze dei cittadini. Quasi la totalità delle associazioni, il 90,6%, hanno riscontrato la scarsa conoscenza da parte di questi professionisti delle patologie e delle relative complicanze, in particolar modo se le malattie sono rare, con tutte le relative conseguenze in termini di accesso alla diagnosi. Il 75% segnala una mancanza integrazione delle cure del pediatra o medico di base con lo specialista o il centro di riferimento per la cura della patologia. Il percorso di cure diventa perciò particolarmente tortuoso. E anche costoso, visto che spesso il paziente si deve spostare fuori dalla propria Regione.
Tagli agli invalidi – Altro problema “cruciale” riscontrato dal 65% delle organizzazioni è infine la grave difficoltà di accesso ai benefici economici correlati al riconoscimento dell’invalidità civile, dell’accompagnamento e della legge 104/1992. “Con la scusa della lotta ai falsi invalidi – conclude Cittadinanzattiva – l’Inps sta di fatto procedendo al taglio indiscriminato delle pensioni di invalidità, delle indennità mensili di frequenza e delle indennità di accompagnamento, anche nei confronti di coloro che sono nel pieno diritto di goderne”.
di Valentina Arcovio – PianetaScienza