Avrebbe dovuto portare 86 chilogrammi di hashish all’inceneritore di Granarolo dell’Emilia, provincia di Bologna. Ma falsificò il verbale di distruzione e 55 chili di quella droga furono ritrovati poco tempo dopo a Palermo. Un maresciallo dei carabinieri fino a qualche mese fa in forza alla compagnia di San Giovanni in Persiceto (ma in seguito alle indagini trasferito a Reggio Emilia), Fabrizio Vinci, 45 anni e originario di Roma, è stato arrestato questa mattina con le accuse di falso ideologico, peculato e detenzione di sostanze stupefacenti con l’aggravante dell’ingente quantità.
A firmare l’ordinanza d’arresto è stato il gip di Bologna Andrea Scarpa su richiesta del sostituto procuratore Giuseppe Di Giorgio e del procuratore aggiunto Valter Giovannini in seguito a un’indagine effettuata proprio dai carabinieri del nucleo investigativo di Bologna. Oltre a Vinci, a finire nei guai è stato un presunto complice, Raul Tassinari, 36 anni, di Bentivoglio, a casa del quale è stata rinvenuta anche una divisa dell’Arma di cui si cerca di capire la provenienza.
Sette le perquisizioni domiciliari condotte nel corso della mattinata che hanno portato al ritrovamento anche di piccole quantità di cocaina, 6 etti di hashish e 8 mila euro in contanti. Per questo sono state arrestate in flagranza altre due persone, una donna incensurata del 1979 e un giovane del 1986. E le indagini sono ancora in corso per verificare se Vinci e gli altri non si siano resi responsabili di altri reati.
La vicenda che ha portato all’arresto il maresciallo inizia il 3 novembre 2009 quando il militare, all’inceneritore di Granarolo, avrebbe portato qualcosa che pesava 86 chili, ma che non era la droga da distruggere. Nel contempo avrebbe falsificato anche il relativo verbale. Alcune settimane dopo due bolognesi vennero fermati a Palermo perché avevano con sé 55 chilogrammi di hashish.
Da comunicazioni di routine tra procura siciliana e forze del polizia del capoluogo emiliano, emerse che i panetti sequestrati erano contrassegnati dalla lettera “P”, la stessa riportata su quelli che andavano bruciati. A questo punto sono partiti ulteriori accertamenti e quello che ha inchiodato il maresciallo, oltre alle intercettazioni a cui è stato sottoposto, è stata una perizia condotta dal laboratorio di tossicologia forense dell’università di Bologna che ha comparato l’hashish sequestrato a Palermo con campioni conservati degli 86 chili ufficialmente distrutti.
Risultati alla mano, c’è stata la certezza che si trattasse della stessa partita e questa mattina sono stati eseguiti ordinanza di custodia cautelare e perquisizioni da parte dei carabinieri del nucleo investigativo e del comando provinciale di Bologna. Il militare, attualmente rinchiuso in isolamento nel carcere della Dozza, è in attesa dell’interrogatorio di garanzia che verrà fissato nei prossimi giorni. È probabile che gli venga chiesto conto di un altro ritrovamento di hashish, avvenuto nel bolognese a inizio anno, 800 grammi che gli inquirenti sospettano abbia avuto a che fare con le attività “infedeli” del sottufficiale.