“La crescita di un Paese non è un fenomeno meteorologico da aspettare fatalisticamente; è legata a fattori strutturali fondamentali; oggi stiamo attraversando una crisi di competitività e di innovazione”. Ci vogliono “norme a prova di futuro”, “imprese capaci di cogliere il nuovo e di programmare l’avvenire”, e “uno sforzo decisionale mirato e un nuovo approccio agli investimenti”. Questo è quello che ha dichiarato ieri Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, nel corso della presentazione della relazione annuale dell’Agcom – che vi invito a leggere perché veramente ricca di informazioni, analisi, dati e spunti di riflessione.
Ho sentito parlare il presidente Calabrò in varie occasioni e tutte le volte rimango piacevolmente colpita dalla sua pragmaticità, apertura mentale, chiarezza e “visione”. Calabrò lancia spesso dei “missili” che però, purtroppo, non colpiscono l’obiettivo, o perlomeno lo colpiscono ma quasi sempre non succede nulla. Ieri Calabrò ha anche detto che la Rai, è “una priorità non percepita”, e ha lanciato un messaggio molto forte dicendo che l’azienda “dovrebbe avere maggiore considerazione per la qualità del suo servizio”.
Secondo me non accadrà nulla, anche considerando le recenti decisioni del Cda della Rai di azzerare una trasmissione come quella di Michele Santoro, che ogni settimana aveva audience elevatissime e che quindi era seguita e gradita da milioni di italiani. Ancora non si capisce per quale motivo sia stata cancellata, visto che non è stata fornita una spiegazione convincente e che si tratta di un divorzio consensuale sui generis, data la provocazione di Santoro al presidente Garimberti di poter continuare Annozero, la prossima stagione, con una remunerazione di un euro a puntata e che nemmeno il presidente della Commissione di Vigilianza Rai, Sergio Zavoli, si è espresso in merito. Mi pare che di tutto si preoccupi la Rai fuorché di tenere alta la qualità del suo servizio e di essere politicamente equilibrata, seppur lottizzata, e trasparente nella gestione di un servizio che, inutile ricordare, è pubblico.
Infatti è proprio Calabrò che, ancora, in un passaggio del suo discorso sottolinea: “Nelle mie precedenti relazioni ho fatto delle proposte per la riforma della Rai, che, come tutte le altre, non hanno avuto seguito”. Ma tornando all’economia digitale e più precisamente alla Rete, Calabrò ha dichiarato: “La rete è la spina dorsale della moderna intelligenza collettiva, della nuova economia; è il tessuto connettivo della società non localizzata d’oggi, dell’ecosistema digitale… C’è scarsa consapevolezza delle potenzialità delle tecnologie della società dell’informazione; il che relega queste ultime a uno dei tanti strumenti di sviluppo economico, mentre esse possono invece dare una spallata a un sistema imballato. Il settore delle Tlc è la chiave di volta della rivoluzione digitale che, abilitando l’innovazione, può cambiare radicalmente i paradigmi dell’economia e della società. Al giorno d’oggi nessun altro settore è in grado di accelerare in misura comparabile la crescita e lo sviluppo del Paese, in un momento in cui ne abbiamo assoluto bisogno. Soprattutto per le generazioni future”.
Credo non sia necessario aggiungere altro se non che, per quanto mi riguarda, le parole di Calabrò sono pura poesia. Forse non è affatto un caso che Calabrò in una sua intervista qualche tempo fa dichiarò: “Io nasco poeta prima di ogni altra cosa” però, siccome non si vive di poesia, io mi auguro che il suo lato meno romantico possa influire pesantemente sulle scelte future del Governo, altrimenti che senso ha avere un’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni?