Cronaca

Solidarietà a Renato Natale, sindaco antimafia

Noi non siamo ancora morti, fatti gli affari tuoi e non fare esposti tu e l’ex assessore Antonio Corvino altrimenti ti ammazziamo. Ricordati che hai moglie e figli”. Con questa lettera scritta in stampatello ed infilata sotto la porta di casa è tornato a farsi sentire l’alito della morte per Renato Natale, medico e antirazzista, ex sindaco antimafia di Casal di Principe, chiamato dopo anni a tornare a fare politica, con l’incarico di commissario locale del Pd, dopo che alcuni esponenti del suo partito ebbero optato per il sostegno al candidato del Pdl, Martinelli, nelle elezioni del 2010.

Era un anno e mezzo che Natale non si occupava più di appalti pubblici, dopo essersi battuto (con Antonio Corvino) per una vicenda legata ai lavori di rifacimento di una piazzetta. In una città di villette e muri di cemento armato come Casal di Principe, ormai senza più soluzione di continuità con il comune di San Cipriano d’Aversa, il tentativo di migliorare la qualità della vita nel centro abitato è sempre stato il suo obiettivo fondamentale per ricostruire il rapporto corretto tra cittadini e istituzioni.

Renato Natale è un uomo che ha sempre camminato a testa alta tra la gente. Era sindaco nel 1994, alla fine di una troppo breve stagione antimafia delle istituzioni cittadine della provincia di Caserta, finita pressapoco quell’anno. Per anni capogruppo comunista, eletto nel 1993 in una Casal Di Principe che voleva cambiare e stava per cambiare, fu costretto alle dimissioni solo da alcuni esponenti della sua stessa maggioranza che cambiarono casacca su ordine dei boss.

Con i pochi mezzi di cui poteva disporre, aveva intrapreso la “battaglia dei paletti”, una lotta simbolica e di principio per governare con la volontà popolare. L’area del centro cittadino fu pedonalizzata, con l’intenzione di trasformarla in zona di passeggio e shopping, e perimetrata con dei paletti per evitare l’accesso delle macchine, come avviene in tutte le città italiane. Ai boss della mafia casalese non andò giù che un sindaco volesse davvero mettersi a controllare il territorio e così i paletti, ogni sabato, per settimane, vennero staccati e portati davanti l casa sua, salvo poi tornare alo loro posto per intervento di Natale stesso. Arrivarono a scaricargli anche un camion di letame davanti alla porta.

Quell’anno però, e non solo per le sue le sue dimissioni forzate, segnò la fine di una primavera. Dopo la “scomparsa” di Antonio Bardellino, la guerra per la successione al vertice della Cosa Nostra casertana aveva lasciato centinaia di morti nelle strade e una popolazione di decine di migliaia di persone, su tutto il litorale domizio, traumatizzata per le stragi, le bombe, le intimidazioni, le gambizzazioni e le uccisioni di persone innocenti e oneste, tra cui don Peppe Diana nel marzo dello stesso anno. Qualche anno dopo, un pentito del clan rivelò che quell’anno era stata programmata anche la morte di Renato Natale. Avrebbe dovuto morire in una maniera vile, tipica di una mente criminale che disprezza e disumanizza la dignità dell’avversario. I boss cercavano uno straniero che avrebbe dovuto fingersi ubriaco e investirlo con la macchina, approfittando del fatto che il sindaco era solito andare in bicicletta.

Dopo la fine della sua esperienza di sindaco, Natale ha scelto di non andare via, è tornato a fare il medico, occupandosi degli immigrati, come ha sempre fatto dal 1990 quando, a Villa Literno, con pochi altri volontari aveva avviato un ambulatorio per i braccianti stranieri e fondato l’associazione Jerry Masslo, in ricordo del rifugiato sudafricano ucciso proprio quell’estate. Negli anni il suo impegno si è dedicato, oltre alla salute fisica e psichica degli immigrati, al recupero a fini sociali dei beni confiscati alle mafie, con l’associazione Libera. Il suo è il lavoro di un angelo con il sorriso sulle labbra, che porta nelle sue ali piegate delle delicate illusioni.

Venerdì 17 giugno 2011, a Casal di Principe, alle ore 19, è prevista una manifestazione di solidarietà per Renato Natale, e si spera in una risposta popolare per dire basta alle intimidazioni. Quanti casertani che desiderano un futuro migliore saranno presenti?

di Emiliano Di Marco
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