Eppure sulla verifica parlamentare spunta la possibilità della fiducia e proprio ieri il premier lamentava i possibili effetti sul suo patrimonio della sentenza sul Lodo Mondadori. Riposizionamenti, intanto, anche alla Bce. Per far entrare Draghi, servono le dimissioni di Bini Smaghi. Già chieste ufficialmente
“Non ho paura di nessuno”. Così Silvio Berlusconi risponde alla domanda di un giornalista di ‘Ballarò’ che gli chiede se a preoccuparlo di più sono i giudici o la tenuta della maggioranza. Nessuna delle due, replica il presidente del Consiglio. Anzi, “la maggioranza tiene assolutamente”, aggiunge. Il premier stava lasciando Palazzo Grazioli – dove ha incontrato Alfano, Letta e Ghedini – per andare a Palazzo Chigi, dove è fissato il Consiglio dei ministri.
Il Cavaliere ostenta sicurezza, ma intanto sulla verifica parlamentare della prossima settimana spunta l’opzione fiducia. Non si sa ancora se formalmente quelle del governo saranno comunicazioni – sulle quali è possibile presentare mozioni di fiducia – o una semplice informativa. Quello che è stato detto, però, è che il Pd “si riserva di presentare una risoluzione”. Una notizia che non è bastata al presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto che ha detto: “Non si capisce se le opposizioni presenteranno un documento o meno. Se lo faranno, il governo porrà la fiducia. Aspettiamo che le opposizioni si schiariscano le idee”. L’Italia dei valori, intanto, ha chiesto e ottenuto la ricalendarizzazione per l’aula della proposta di legge per l’abolizione delle province. Nessun problema, invece, si continua a ripetere, con la Lega. Durante la conferenza stampa dopo il Cdm, su questo risponde asciutto il ministro dell’Interno Roberto Maroni: “Vi rimando a Pontida”. Poi ha messo una mano sul braccio del premier e ha aggiunto: “Berlusconi ascolterà attentamente…”. Nessun giallo allora sul pollice verso di Bossi alla domanda di un cronista sulla tenuta della maggioranza? No, ne è sicuro Berlusconi. “E poi non mi faccia queste domande – aggiunge rivolto alla cronista – io sono un inguaribile ottimista”.
Dopo la verifica e il Consiglio Ue di Bruxelles, il governo affronterà anche la manovra finanziaria. “Non siamo preoccupati – ha ribadito il presidente – sull’impatto che potrà avere sui cittadini italiani”. E a proposito di economia, una cronista si informa su un’altra grande manovra: quella dell’avvicendamento di Mario Draghi – attuale governatore della Banca d’Italia – alla Banca centrale europea e della posizione di Bini Smaghi – al momento ai vertici della Bce – che potrebbe sostituirlo. “Io e Letta abbiamo un appuntamento con Lorenzo Bini Smaghi – ha ammesso il premier -. Stiamo parlando del fatto che per ottenere dalla Francia l’assenso alla candidatura di Mario Draghi ci deve essere nella Bce la presenza di un francese che potrebbe avvenire con le dimissioni di Bini Smaghi dal board” dell’organizzazione di Francoforte. Dimissioni per le quali esisterebbe già una richiesta ufficiale del governo.
Fin qui, la politica. Eppure nemmeno i giudici sembrano davvero impensierire così poco Berlusconi. Che, proprio ieri, si era sfogato con un gruppo di ex compagni di scuola, sul sagrato della Basilica di Sant’Ambrogio, a Milano, al termine dei funerali dell’amico senatore Romano Comincioli. “Ma dove trovo i soldi se i giudici mi condanneranno?”, diceva, secondo quanto hanno riferito alcuni dei presenti alla conversazione. A preoccuparlo è la sentenza della Corte d’Appello civile sul lodo Mondadori, attesa a luglio, che potrebbe confermare o modficiare la condanna per Fininvest a pagare 750 milioni di euro al gruppo Cir di Carlo De Benedetti. Un risarcimento per la ‘guerra di Segrate’, lo scontro tra i due gruppi per il controllo della casa editrice. I suoi legali fanno intanto sapere che il premier sarà presente sabato 18 giugno all’udienza per il processo Mills, al Tribunale di Milano, in cui è imputato per corruzione.
E anche l’incontro di oggi nella sua residenza romana potrebbe non aver contribuito alla serenità del Cavaliere. Che, poco prima di rispondere alla domanda del giornalista, aveva incontrato il ministro della Giustizia e nuovo segretario del Pdl, Angelino Alfano, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta e il deputato del Pdl e legale del premier, Niccolò Ghedini. Secondo alcune indiscrezioni, nell’incontro si sarebbe discusso del presunto coinvolgimento di Letta nella vicenda della loggia P4. A tirare in mezzo il sottosegretario è uno degli arrestati, il lobbista Luigi Bisignani, che ai magistrati ha raccontato: “Informavo il dottor Letta di tutte le vicende (giudiziarie, ndr) che potevano riguardarlo direttamente o indirettamente”. “Io non metterei la mano sul fuoco su nessun altro, perché non conosco né le vicende né le persone – premette il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini -. Su Gianni Letta mi sentirei di mettercene due di mani sul fuoco, sulla sua correttezza, sulla sua serietà e sulla sua onestà”. “Gianni Letta è un uomo che parla con tutto il mondo e tutto il mondo parla con Gianni Letta -prosegue – che, di questo sono testimone diretto, ha sempre rifiutato di essere in Parlamento, dove c’è l’immunità, proprio perchè il suo servizio alle Istituzioni fosse del tutto gratuito e svolto senza onore di alcun tipo”.