In rete si scatenano anonimi che recensiscono strutture dove non sono mai stati. Un esempio? Uno degli autori dovrebbe aver dormito la stessa notte in 43 alberghi diversi. E le associazioni di categoria si rivolgono alla polizia postale
Sta di fatto che si tratta di un sistema in grado di compromettere la stagione appena iniziata a decine e decine di albergatori. Un sistema che, a prima vista, risulta “pazzo” almeno quanto lo stile dei suoi recensori, ma che, a ben vedere, è tutt’altro che casuale. Denigrazione ad personam? Concorrenza sleale?
È l’Aia, l’associazione italiana albergatori di Rimini, la prima in Italia con oltre 800 strutture associate, che ora vuole vederci chiaro contro questi “pirati” del web. La presidente dell’associazione, Patrizia Rinaldis, si è già rivolta alla polizia postale per sporgere denuncia contro i giudizi anonimi che hanno iniziato a spuntare come funghi sulla rete.
Tra l’altro, si sa che bastano un giudizio o una serie di giudizi positivi per sostenere, magari, chi non lo merita affatto, così come sono sufficienti due stroncature per compromettere un’intera programmazione ancorché di qualità. Niente di male se, almeno, le recensioni fossero attendibili o semplicemente veritiere: se invece addirittura, come sembra, venissero prodotte ad arte, il gioco diventa pericoloso.
“Per usare un eufemismo, su questa faccenda nutriamo dei forti, fortissimi dubbi. Qualcuno è chiaro che ci marcia. Sui motori di ricerca in generale, ma su Google in particolare, le garanzie sono solo un miraggio”, sbotta Rinaldis dopo aver fatto denuncia.
Il dossier, in effetti, è ormai ricco. Lo scorso 20 maggio, ad esempio, su Google sono comparse ben 43 recensioni di alberghi riminesi. Tranne in qualche caso (una struttura a tre stelle e un paio di ristoranti), si tratta di giudizi pessimi: in un range da una a cinque stelline di valutazione, un critico non meglio qualificato di nome “Robz” non si spinge, sistematicamente, oltre l’unità. Bocciature a raffica, dunque, ma senza alcun tipo di commento, dettagli a sostegno, spiegazioni, notazioni. Solo nel caso della recensione positiva, infatti, le parole si sprecano in iperboli al limite del grottesco.
Gli hotel in questione operano per lo più a Rivazzurra, una frazione di Rimini sud. “Ma insomma, nel periodo considerato più o meno la metà degli alberghi recensiti erano chiusi”, si sbraccia Rinaldis che, nonostante un certo pressing nei confronti di Google Italia, con sede a Milano, non è riuscita per ora a risalire all’identità del fantomatico e appassionato frequentatore di suite.
“Malgrado un certo pressing nei confronti di Google Italia, con sede a Milano, per ora non siamo stati in grado di individuare questo ‘Robz’. Pare proprio che non esista. Le osservazioni e anche le critiche dei clienti sono utili, per carità, ma qui siamo in un altro campo… Parlerei, piuttosto, di attacco informatico mirato”.
Il web pullula di recensioni “pazze” su Rimini e dintorni. Restando a Rivazzurra, sulla pagina dell’hotel Merano, “Robz” è individuabile alla voce “recensioni degli utenti Google”, tra le quali spicca un giudizio su un altro albergo della zona, il Nizza. “Robz”, sempre il 20 maggio, lo premia con cinque stelle e una serie di commenti più che positivi, salvo declassarlo a una sola stella il 14 giugno. Insomma, il caos.
Non resta che rivolgersi alle forze dell’ordine, allora. “Sì”, nota Rinaldis sconsolata, “ma a quanto pare c’è ben poco da fare. Gli pseudonimi sul web non sono perseguibili di reato, non puoi denunciare chi si finge qualcun altro. E dato che il reato non c’è, pur essendoci un danno gravissimo, non puoi nemmeno procedere contro ignoti. La concorrenza sleale, poi, non rientra nel campo penale”.
Comunque sia, Rinaldis e soci non resteranno con le mani in mano: prima l’Aia solleciterà ai diretti interessati la rimozione delle pagine web attraverso Google, poi chiederà la predisposizione di una legge nazionale in materia a tutela degli operatori turistici. “Come associazione ci stiamo anche attivando per presentare un’interrogazione parlamentare specifica. Gli attuali strumenti non consentono di difenderci, serve una svolta”, scandisce ancora Rinaldis.
Anche alla stessa polizia postale, del resto, fanno sapere che al momento reati non se ne prefigurano, a meno che il “diritto di critica”, pur nella fattispecie con tutti i suoi limiti, non lo diventi. Se qualcuno verrà diffamato davvero, però, come in tutti gli altri casi del genere – in riviera ogni anno i truffatori non si fanno mai mancare nulla – gli agenti saranno pronti a intervenire.