Questa sera a Bologna con Tutti in piedi si avvia un percorso dove le potenzialità delle tecnologie della comunicazione si sposano con il desiderio di cambiare la realtà.
In un modo nuovo. Per molti di noi la tecnologia è quasi sempre sinonimo di innovazione, ma a volte è anche usata per mistificare la realtà come nel caso di Brunetta che su questa mistificazione ha costruito la sua immagine.
Raramente consideriamo il fatto che tecnologia e innovazione sono due concetti molto diversi fra loro. Innovare significa essere capaci di mettere nel mondo nuove azioni. Questo è il significato originario di innov-azione. Non sono sufficienti le tecnologie per farlo. È necessario che le competenze specifiche si uniscano a quelle umane: per cambiare la vita delle persone e mettendo al centro lo stare bene, la felicità, per chi ci riesce. Negli ultimi decenni l’idea di innovazione ha coinciso spesso con quella di acquisizione di tecnologia: più computer, più telefonia, più banda larga et voilà i problemi dell’economia e della società sembravano risolti.
Quanti esempi ci sono dei fallimenti di questo modo di agire nelle scuole, nelle università, nelle pubbliche amministrazioni e anche nelle aziende private? Troppi. Innovare significa essere capaci di immaginare nuovi mondi e cominciare a metterli in pratica.
Attraversando tutte le strutture sociali: familiari, economiche, istituzionali. Quando un anziano comincia a utilizzare la rete per comunicare con i propri nipoti che studiano all’estero questa è innovazione. Quando una scuola permette ai suoi studenti di chiedere di più ai propri insegnanti, con o senza le nuove tecnologie, questa è innovazione.
Quando un’azienda o una pubblica amministrazione tratta i propri clienti o utenti, e i propri dipendenti, con il rispetto che si deve a chi ne permette l’esistenza, questa è innovazione. L’innov-azione non si fa con le tecnologie, ma con la volontà di immettere nel mondo il nostro desiderio di stare meglio con gli altri. Senza questo desiderio le tecnologie inaridiscono e tutte le possibilità che abbiamo a disposizione per comunicare veicolano soltanto vuoto e tecnocrazia. Per innovare sul serio bisogna essere capaci di conversare e condividere le differenze avendo come obiettivo una società dove tutti abbiano la possibilità di sfiorare la felicità. Da qui si può cominciare a lavorare. E questo di Tutti in piedi è davvero un gran bel lavoro.