Il Poligono sardo di Salto di Quirra è ormai “ridotto a un vero e proprio cimitero bellico, dove i rifiuti di ordigni e proiettili sono lasciati per terra e in mare a marcire, e i proiettili all’uranio impoverito sono stati effettivamente sparati”: la denuncia arriva dal senatore dell’Idv, Giuseppe Caforio, che vuole dire la sua e rincarare la dose all’indomani delle rivelazioni sulla nuova strategia di “trasparenza” della Difesa (svelata ieri dal fattoquotidiano.it), che ha distribuito al suo personale un elenco di risposte già preparate da dare in relazione alle attività del Poligono.

Le prove che l’uranio impoverito sia stato usato nella zona ancora non sono state provate a livello scientifico “ma certo restano inquietanti i casi dell’agnello nato con due teste e gli altissimi livelli di nanoparticelle rilevate nell’aria”, probabilmente frutto dell’esplosione dei proiettili all’uranio. “E’ da irresponsabili – attacca Caforio, che è anche segretario della commissione d’inchiesta del Senato sull’uranio impoverito – continuare a cercare di “insabbiare la verità e celare” la pericolosità degli ordigni lasciati a deteriorare e ad infestare l’aria, il suolo e le falde acquifere del poligono. Ed è “vergognoso” aver continuato a permettere alle aziende produttrici di armi e agli eserciti stranieri di sfruttare il sito per esperimenti ed esercitazioni segrete, anche dopo il primo manifestarsi di morti e malattie. Tra l’altro, “non solo non si sa precisamente, per ragioni di sicurezza militare, che tipo di armi vengano testate, da chi, quando e come – continua Caforio – ma nemmeno quante siano esattamente le convenzioni stipulate. Cosa che mi impegno ad appurare con un’apposita interrogazione”.

E’ venuto quindi il momento di far cadere quel muro di gomma innalzato dal Governo intorno alla vicenda. La strada da prendere è una sola, conclude il senatore dell’Idv, e cioè sospendere, al di là del sequestro, le convenzioni che permettono l’utilizzo del poligono, bonificare l’area e velocizzare l’iter di approvazione delle decine di pratiche di indennizzo pendenti da tra troppo tempo ormai.

Ma ad aggiungere altra carne sul fuoco, e aprire nuovi possibili scenari sulle cause di malattia di militari e abitanti della zona, è arrivato oggi il provvedimento di sequestro probatorio disposto dalla procura di Lanusei per sei mesi su una dozzina di postazioni radar militari fisse e di una mobile, sempre nel poligono di Quirra. Il sequestro dei radar è stato deciso per consentire analisi più accurate analisi sui livelli di onde elettromagnetiche prodotte dalle postazioni, comprese quelle a mare di Capo San Lorenzo e a capo Bellavista, poco al di fuori del poligono. Verifiche che arrivano dopo la denuncia di almeno cinque casi di abitanti della zona, morti dopo essersi ammalati di linfomi e altri tumori. Tra l’altro nei giorni scorsi, durante alcuni accertamenti, la Polizia avrebbe appurato che era stata ridotta la potenza delle emissioni elettromagnetiche. Il che significa “depistaggio delle indagini” secondo Maurizio Turco del Partito dei diritti di militari (Pdm), che a tal proposito ha depositato proprio oggi un’interrogazione al Ministro della Difesa Ignazio La Russa, per chiedergli perché sia stato ordinato ai militari di abbassare la potenza dei radar durante i controlli. Il nuovo provvedimento di sequestro dei radar non impedirà comunque le attività già autorizzate dalla Difesa nel poligono. Resta da chiedersi, di fronte a tutte queste morti e malattie, quante vite ancora dovranno essere sacrificate prima che venga fatta luce sulle attività del Poligono e i suoi effetti sulla salute e l’ambiente.

di Adele Lapertosa

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