La battaglia contro l'elettrosmog va avanti da 10 anni, tra processi, perizie e ricorsi. A febbraio si è concluso il primo procedimento per getto pericoloso di cose, con una condanna nei confronti di tre dirigenti dell'emittente pontificia, ribadita dalla Cassazione. La sentenza: "Le emissioni di Rv hanno superato ampiamente i limiti di cautela traducendosi in molestie permanenti e invasive. E i responsabili dell’emittente non potevano non saperlo"
Nella zona di Cesano, a trenta chilometri da Roma, dominano su tutto il paesaggio. Sono le antenne di Radio Vaticana. L’emittente occupa una superficie di 425 ettari di territorio all’interno del Comune di Roma, cui è stato concesso il privilegio dell’extraterritorialità con l’accordo sottoscritto tra lo Stato italiano e il Vaticano nel 1951. L’impianto è costituito da 58 tralicci alti più di cento metri e recintati da un muro che delimita il confine della struttura di radio trasmissione più potente del mondo, quello di Santa Maria di Galeria. Da qui la voce della chiesa arriva in ogni angolo della terra, raggiungendo anche l’ultimo dei fedeli. L’antenna più grande ha la forma di una croce che ruota di 360 gradi per irradiare trasmissioni radiofoniche a elevatissima potenza.
Le interferenze della Radio con altri apparecchi sono all’ordine del giorno. Ma il dato più preoccupante riguarda l’elettrosmog. Un pericolo invisibile che riguarda le quasi 200mila persone residenti nella zona di Roma nord che interessa anche l’Olgiata, Ponte Galeria e Anguillara. Qui, dati alla mano, l’incidenza tumorale, in particolar modo, quella infantile, è più alta della media di Roma e, soprattutto, le malattie del sistema linfoemopoietico (leucemia, linfoma e mieloma) continuano ad aumentare in modo esponenziale.
Qualche giorno fa, il comitato di cittadini residenti a Roma nord, “Bambini senza onde”, ha presentato presso la procura della Repubblica di Roma, due nuove denunce e nove cartelle cliniche di pazienti affetti da patologie tumorali. Tra i casi segnalati un bambino di sei anni di Santa Maria di Galeria, ammalatosi di leucemia, e quello di una giovane di 26 anni, residente ad Anguillara, morta nel 2009. Una battaglia che va avanti da dieci anni, tra processi, perizie e ricorsi. A febbraio di quest’anno si è concluso il primo procedimento per getto pericoloso di cose, con una condanna nei confronti di tre dirigenti della radio, ribadita dalla corte di Cassazione il 24 febbraio del 2011, nonostante la prescrizione per decorrenza dei termini di legge.
Le motivazioni della sentenza parlano chiaro: “Le emissioni di Radio Vaticana – si legge – hanno superato ampiamente i limiti di cautela traducendosi in molestie permanenti e invasive. E i responsabili dell’emittente non potevano non saperlo”. Sapeva il cardinale Roberto Tucci, direttore della emittente vaticana dal 1985 al 2001 e sapeva Pasquale Borgomeo, l’altro responsabile poi deceduto. I giudici hanno dato il via libera al risarcimento delle associazioni ambientaliste e degli abitanti di Cesano e delle zone limitrofe che si erano costituiti parte civile. Un altro processo per omicidio colposo è ancora in corso e proprio in sede di incidente probatorio è stata depositata la perizia epidemiologica (Leggi il documento) svolta, su incarico del gip Zaira Secchi, per verificare l’eventuale esistenza di un legame di causalità tra i decessi avvenuti e le onde elettromagnetiche.
Nel dossier depositato al giudice, gli esperti hanno dichiarato che: “Lo studio suggerisce che vi sia stata una associazione importante, coerente e significativa tra esposizione residenziale alle strutture di Radio Vaticana ed eccesso di rischio di malattia per leucemia e linfomi nei bambini (0-14 anni)”. In base alla perizia: “L’esposizione di lungo periodo (oltre dieci anni) alle antenne di Radio Vaticana per i bambini sino a 14 anni di età, che hanno abitato nella fascia tra 6 e 12 km dalle onde, ha determinato un eccesso di incidenze di leucemie e linfomi”.
La posizione di Radio Vaticana è sempre stata ferma nel respingere qualsiasi imputazione e, in un primo momento, la difesa ha pensato bene di far valere il principio di extraterritorialità per rispondere a qualsiasi accusa relativa a inquinamento elettromagnetico. Come a dire non siamo attaccabili perché anche se chi si ammala è italiano, le onde sono straniere. Strategia rifiutata dalla magistratura. In risposta il Vaticano ha affidato una contro perizia al professor Umberto Veronesi, per confutare il dossier del professor Andrea Micheli direttore dell’ Istituto nazionale tumori di Milano, perito incaricato dal gip. “Cinquecento pagine di dossier per cinque anni di lavoro – attaccano i residenti – contro una serie di deduzioni basate su casistiche, bibliografie e tabelle statistiche tratte da altri lavori e pubblicazioni”.
Veronesi, attualmente consulente tecnico dello staff di avvocati a difesa di Radio Vaticana, aveva affermato che non c’era una relazione dimostrabile tra le malattie e le antenne di Radio Vaticana. Intanto i comitati di Roma nord, dopo la sentenza di condanna dell’emittente , rilanciano con una mappatura delle onde emesse dalla radio. Il risultato è un documento dal quale emerge che le zone più colpite dai tumori sono quelle in cui passano le onde più forti. Ma da Radio Vaticana padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, fa sapere che: “La potenza delle trasmissioni in onde medie e corte dal centro di Santa Maria di Galeria è in graduale riduzione, grazie – continua – al passaggio sul web di molti programmi radio verso paesi raggiungibili via satellite. L’uso globale delle onde corte che noi facciamo è in graduale diminuzione”.
Il Vaticano non indica nessuna exit strategy e chi risiede vicino gli impianti lotta ogni giorno contro la paura di ammalarsi. Lo sa bene Agnese Rollo colpita da un linfoma durante gli anni del liceo: “Io sono tra i fortunati che possono raccontare l’accaduto, altri come il figlio dei miei vicini di casa non ce l’hanno fatta. Lui – prosegue – è morto a 23 anni e io ho perso molte altre persone in questa battaglia. La sensazione più brutta è la solitudine e l’abbandono da parte di tutti, lo Stato, i mass media per non parlare della chiesa ovviamente”. Agnese ci fa sapere che altre 11 cartelle cliniche sono pronte per essere consegnate. È stata lei a raccogliere le ultime nove.
Da tutta questa vicenda è nato un libro inchiesta, Bomba atomica (Ed. Editori riuniti), scritto da Alessio Ramaccioni e Francesca Romana Fragale. “È la storia di Davide contro Golia – spiega l’avvocato Fragale al fattoquotidiano.it -, ma è un esempio di diritto che fa scuola e fornisce un precedente importante: chi emette onde elettromagnetiche, contro i limiti di legge, chiunque esso sia, comportando patologie per le persone, compie un reato”. Questo libro, per Ramaccioni, è la possibilità di non abbassare la guardia su questo problema: “Come uomo è una dedica per non dimenticare tutte le vittime che questa brutta storia si porta dietro”.