A Reggio Emilia tensione tra l'amministrazione comunale e gli altri promotori del referendum: "Una settimana di tempo, poi chiederemo una consultazione. E questa volta sarà comunale"
“Via l’acqua da Iren Spa”. “Non ci penso a scorporare l’acqua dalla multiutility”. “Allora sarà ancora referendum, comunale questa volta”. La richiesta ad urne aperte, con il 96% di “sì” espressi da 249.004 cittadini reggiani avanzata dal Comitato Acqua Bene Comune, Movimento 5 Stelle, Prc-Federazione della Sinistra ed approvata anche dal capogruppo della Lega Nord Giovannini, di ripubblicizzare totalmente il settore idrico reggiano trova subito il muro di gomma del sindaco di Reggio Graziano Delrio. La risposta al “no” del Pd potrebbe essere di nuovo quella referendaria, questa volta a livello comunale dove servono 4.800 firme. Ipotesi anche questa bocciata da Delrio che dichiara “è una idea da non perseguire, se si inseguono estremismi non sostenibili, il Paese tornerà facilmente in mano alla destra”.
“Io non ci sto proprio pensando di scorporare l’acqua da Iren. Il referendum non impone questo”, ha detto il sindaco Delrio (Pd) commentando a caldo le richieste dei referendari. “Il referendum è abrogativo penso si possano trovare soluzioni più equilibrate. Non possiamo tornare a 30 anni fa. Non possiamo ripartire da zero”, ha continuato il primo cittadino del Pd che ha chiesto di aspettare nuove normi nazionali citando la proposta di legge che vede primo firmatario il segretario del Pd Pierluigi Bersani. “Ci sono già progetti di legge come quello del Pd sulle infrastrutturazione dell’acqua che non porta necessariamente a scorpori di aziende”, ha dichiarato Delrio citando la legge firmata da Bersani ed altri quarantanove deputati del Pd il 16 novembre 2010, che è stata proprio contestata dai referendari dal momento che prevede che l’acqua “sia un bene economico”. Così all’attacco sono partiti sia i Comitati Acqua Bene Comune che Prc-Federazione della Sinistra e Movimento 5 Stelle.
Il primo a lanciare il sasso nello stagno è stato il consigliere provinciale di Prc-Fds Alberto Ferrigno, che proprio sull’acqua nella scorsa legislatura aveva rotto l’alleanza con il sindaco Delrio. “Le dichiarazioni di Delrio sono raccapriccianti dal punto di vista politico come se il voto non contasse nulla. Tra l’altro nel 2009 quando ero in consiglio comunale lo stesso Delrio e la maggioranza del consiglio votò la mia proposta di fare uno studio per scorporare l’acqua dall’allora Enia Spa….”.
“A questo punto diamo una settimana di tempo poi propongo di far partire la macchina per lanciare un referendum consultivo per sentire cosa ne pensano i reggiani. Il Pd che farà ? Dirà di stare a casa o di votare “no” ?” attacca Ferrigno che lancia la proposta ai comitati e le altre forze politiche.
“L’idea di un referendum consultivo per scorporare l’acqua da Iren Spa è condivisibile, importante che non siano partiti o movimento politici, incluso il nostro, ma i Comitati Acqua Bene Comune ed i cittadini a proporlo, l’acqua è di tutti, non di una parte politica, se ci sarà un referendum noi faremo la nostra parte, ma senza esporre le nostre bandiere ma solo quelle dell’Acqua Bene Comune” dice Matteo Olivieri, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle. Olivieri lancia una proposta aggiuntiva. “I Consorzi Pubblici come è previsto nella legge d’iniziativa popolare depositata dal Forum Italiano per l’Acqua e bloccata alle Camere dal 2007, devono vedere il ruolo attivo dei cittadini ad esempio votando direttamente il consiglio d’amministrazione. Non pensiamo a società pubbliche lottizzate dai partiti, ma in mano veramente ai cittadini”.
“A questo punto il vero sconfitto del referendum diventa il Pd – dichiara Giacomo Giovannini, capogruppo in consiglio comunale della Lega Nord – io ho votato “sì” ai due referendum sull’acqua e voglio che il servizio sia scorporato da Iren Spa”.
Ed i Comitati i veri grandi vincitori della tornata del 12 e 13 giugno ? Tommaso Dotti coordinatore dei comitati spiega quale sarà il prossimo impegno del Comitato: “A livello locale ci impegneremo affinché la gestione dell’acquedotto di Reggio Emilia ritorni ad essere un modello interamente pubblico, con partecipazione dal basso dei cittadini in un nuovo modello e un’avanguardia a livello nazionale, utilizzando tutti gli strumenti di partecipazione democratica in nostro possesso”. Referendum consultivo comunale incluso ? “Anche quello se servirà”.