Come si può chiaramente evincere dai rapporti Istat sulla “famiglia che cambia”, anche Bologna è interessata da una mutazione in profondità della società: diminuisco i matrimoni religiosi e aumentano quelli civili, più in generale i matrimoni diminuiscono a favore di scelte “more uxorio” e infine più di un terzo dei bambini nasce da coppie di fatto.
Questa è la tendenza della nostra società ed è chiara non da ieri, ma da vent’anni. Non stupisce però la dichiarazione del sindaco Merola, che ai microfoni di E-Tv (di proprietà della Curia) afferma che “siamo persone libere ma nella vita dobbiamo saper mettere insieme anche la responsabilità con la libertà” e, dunque, per le graduatorie comunali andranno “più punti alle famiglie sposate”. Conclusioni: “Se ci assumiamo impegni maggiori verso gli altri credo che sia necessario distinguere”.
E’ impossibile provare stupore per queste dichiarazioni, perché Merola, prima come candidato e ora come sindaco, sulla laicità delle Istituzioni ha scelto la strategia dell’altalena: cinque minuti a sinistra, una spinta e via, altri cinque minuti a destra, passando per il centro.
Questo movimento ondulatorio e matematicamente misurabile è testimoniato dalle sue uscite pubbliche: prima afferma che da ateo crede alla Madonna di San Luca poi augura buon Europride ai partecipanti della manifestazione da un milione di persone; prima ribadisce il sostegno alla scuola pubblica poi conferma i finanziamenti alle scuole private cattoliche; prima ricorda i tempi in cui fumava le canne, poi dichiara che le coppie sposate saranno privilegiate rispetto alle coppie di fatto.
Una coalizione che ha subito l’onta di un sindaco dimissionario con conseguente Comune commissariato ha necessità di tutto, salvo di questi giochi di prestigio, illusioni ottico-politiche a uso e consumo di dei poteri forti e curiali.
La città ha invece bisogno di un’amministrazione coerente, che propone una linea e la concretizza governando. Dal sindaco ci aspettiamo che governi con in mente questo dato: Bologna è abitata da atei, da agnostici e da credenti in diverse confessioni religiose; che governi con in mente questo principio: gli atti amministrativi devono essere rispettosi delle libertà di ciascuno e di ciascuna.
Siamo lontani da questo risultato.