‘Io credo si possa intervenire già da subito chiedendo per esempio alla Nato, che schiera le navi davanti alle coste libiche per impedire l’ingresso di merci in Libia, di fare il blocco navale anche per le uscite”. Questa l’idea del ministro dell’Interno Roberto Maroni sulla questione dell’immigrazione illustrata oggi a margine di un convegno all’Università dell’Insubria di Varese. Mentre dagli Stati Uniti arriva l’allarme del segretario di Stato Hillary Clinton per i cittadini che rimangono in Libia: “Le forze di Gheddafi e di altri gruppi nella regione – ha dichiarato in un comunicato – usano le violenze contro le donne e lo stupro come strumenti di guerra”. E il rais è comparso in giornata in un nuovo audio messaggio trasmesso dalla tv di Stato libica. “La Nato sarà sconfitta”, ha detto il Colonnello.
A Maroni era stato chiesto un commento sull’annunciato accordo fra il governo italiano e il consiglio di Bengasi. “C’è questo incontro per la firma di un impegno da parte loro – ha risposto – a occuparsi dei clandestini e dei profughi che partono: sapendo come funzionano questi meccanismi, può essere una cosa utile ma bisogna vedere come e se funziona”. Accordo firmato oggi dal ministro degli Esteri Franco Frattini e il capo del Consiglio nazionale transitorio libico, Mahmud Jibril. “Il ministro Maroni – ha risposto il titolare dell Farnesina – avrà uno strumento in più per contrastare efficacemente l’immigrazione dalla Libia”. Sul decreto che prolunga la permanenza nei Cie da 6 a 18 mesi annunciato ieri, Maroni ha poi sottolineato come sia previsto dalla direttiva europea, “quindi tutte le polemiche sono assolutamente infondate e consiglio a chi polemizza di andarsi a leggere il testo delle direttive, che noi abbiamo preso e adottato”. Il decreto in questione, ha aggiunto, è “una risposta che ho voluto dare alla limitazione posta da sentenze che interpretavano le direttive europee in modo molto più favorevole ai clandestini rispetto alla nostra interpretazione”.
Un flusso di migranti provocato dalle violenze degli ultimi mesi nella regione, che non accennano a diminuire. “Le forze di Gheddafi e di altri gruppi nella regione – ha spiegato la Clinton in un comunicato – cercano di creare divisioni fra gli abitanti usando le violenze contro le donne e lo stupro come strumenti di guerra”. Azioni condannate dagli Stati Uniti “nel modo più fermo”, ha dichiarato il segretario di Stato statunitense. Pratiche già più volte denunciate e confermate dal procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), Luis Moreno-Ocampo. Gli inquirenti, spiega, hanno prove per affermare che Gheddafi ordini stupri di massa e distribuisca stimolanti chimici ai suoi soldati. Sherif Bassiouni, il capo della commissione d’inchiesta che ha preparato il rapporto dell’Onu sulla Libia, ha invece espresso dubbi sull’esistenza di una politica di stupri di massa da parte del regime libico. Una “gigantesca isteria”, ha detto, di una società che “si sente vulnerabile”.