Che il Pdl fosse interessato alle primarie non è una novità. Ma adesso vuole anche regolarle per legge. “Abbiamo presentato in entrambi i rami del Parlamento – annunciano Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello, capigruppo alla Camera e al Senato – un disegno di legge per disciplinare le elezioni primarie per la scelta dei candidati alle cariche monocratiche per le quali il nostro ordinamento prevede l’elezione diretta: sindaco, presidente della provincia, presidente della regione”. Niente premier, quindi. “Siamo al ridicolo – commenta Massimo Donadi dell’Idv – il Pdl è incapace di guardare al di là del proprio naso. Serve la legge elettorale”. Una proposta che anticipa i loro stessi colleghi di partito, se proprio oggi Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, riaffermando l’importanza delle consultazioni dirette, dichiarava: “Su quale tipo di primarie, il Pdl dovrà confrontarsi nel Consiglio Nazionale del primo luglio, valutando i diversi contributi al dibattito in corso”. Anziché parlare di legge elettorale, aggiungeva, “bisogna aprire un grande dibattito sul presidenzialismo e sull’elezione diretta del primo ministro per garantire una vera scelta da parte degli elettori”. Eppure il testo è già stato presentato e non prevede cambiamenti nella scelta del presidente del Consiglio.
Una disciplina precisa che regola tutte le caratteristiche che devono avere le consultazioni tra la base del partito. Le primarie si dovranno tenere entro il sessantesimo giorno prima delle elezioni. Possono votare e candidarsi tutti gli iscritti al partito – o a una delle formazioni di una coalizione – e i residenti nel territorio interessato dall’elezione, purché si siano iscritti nell’elenco dei sostenitori almeno sessanta giorni prima delle primarie. Tempi fissati per permettere la presentazione delle candidature tra il quarantesimo e il trentesimo giorno prima delle elezioni, come già previsto dalla legge. A vigilare saranno la cancelleria del Tribunale competente del luogo e una commissione elettorale appositamente creata dal partito.
”La presentazione della proposta Cicchitto-Quagliariello certifica che la cultura delle primarie ha fatto scuola – commenta Salvatore Vassallo, uno degli autori dello statuto del Pd – e che prima o poi potrebbe arrivare il momento di una loro istituzionalizzazione per legge”. Lo stesso Vassallo ha presentato un mese fa una proposta di legge che istituzionalizza le consultazioni tra la base dei partiti. La bozza del Pdl però, secondo l’esponente democratico, “contiene due limiti vistosi”. “L’esclusione delle primarie per il candidato a premier non ha una giustificazione nè tecnica nè politica – spiega Vassallo – e sarebbe davvero paradossale e irricevibile se Cicchitto e Quagliariello volessero imporre per legge di limitare la partecipazione”, riferendosi all’iscrizione al partito e al registro dei sostenitori come condizione necessaria per votare.
E dentro il Pdl c’è già chi pensa in grande. “Le primarie sono fondamentali come metodo preliminare di indicazione dei candidati, in un sistema di tipo maggioritario come il nostro – argomenta il vicepresidente Pdl al Senato, Domenico Nania -. Se si vuole correggere questa legge elettorale occorre introdurre o una preferenza o le primarie per scegliere l’ordine di lista di deputati e senatori”. Un’operazione, sostiene Nania, “da sempre nel dna della destra”. Ma se il vicepresidente dei senatori pidiellini pensa già ai parlamentari, i due promotori della legge hanno già escluso la scelta del premier. Un modo “per evitare che a qualcuno possa venire in mente di sfidare (e battere) Berlusconi”, commenta Massimo Donadi dell’Idv. “L’Italia affonda per gli effetti della crisi e loro presentano una proposta di legge sulle primarie – continua -. Ignorando, peraltro, che servirebbe una riforma complessiva del sistema elettorale per superare l’attuale legge-porcata”. “Per fortuna la caduta di questo governo è solo questione di tempo”, conclude Donadi. A cui risponde il presidente dei senatori del Pdl Gasparri. “Con la scusa della riforma elettorale – spiega – qualcuno vorrebbe sottrarre ai cittadini la possibilità di scegliere il governo, per lasciare, come ai vecchi tempi, i partiti padroni delle scelte”.