La procura di Firenze conferma la credibilità del pentito Gaspare Spatuzza. I familiari delle vittime: verità sulle menti raffinatissime che stanno dietro l'eccidio del '93
Ergastolo e tre anni di isolamento diurno. E’ la richiesta dei pm Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini per il boss mafioso Francesco Tagliavia ieri al processo sulle stragi del ’93. Fulcro del processo, il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, grande ‘accusatore’ di Tagliavia per il quale, nella loro requisitoria, i pubblici ministeri hanno parlato di “intrinseca credibilità processuale”. Il pm Crini ha anche affrontato il versante mandanti e trattativa tra Stato e mafia concludendo però che “bene ha fatto la corte a voler approfondire” questi due temi. Ma questi approfondimenti dimostrano – secondo Crini – che non vi sono gli estremi per poter contestare a qualcuno al di fuori di Cosa Nostra il concorso nelle stragi”.
Il primo a prendere la parola è il pm Giuseppe Nicolosi, in dirittura di arrivo di un processo cominciato nel novembre scorso e al quale sono comparsi in veste di testimoni, tra gli altri, gli ex ministri dell’epoca Conso (Giustizia) e Mancino (Interni). Per gli stessi reati sono già stati condannati con sentenza definitiva capi mafia e gregari, fra cui il vertice di Cosa Nostra costituito da Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, Matteo Messina Denaro. Nicolosi definisce “unica” la stagione delle stragi, unico precedente immaginabile la guerra, e delinea la figura di Tagliavia, boss al comando della famiglia di Corso dei Mille. “I collaboratori sfilati in questa aula – ricorda il pm – hanno ben definito quale era la sua posizione, la sua caratura e i suoi rapporti con Graviano, il vero dominus della vicenda delle stragi. Tra le sua attività primarie ci sono il contrabbando e il traffico di hashish”. Tagliavia, ricorda Nicolosi, cerca collaborazione a Firenze per il supporto logistico alla strage di via dei Georgofili. “Spatuzza – ha proseguito il pm – ha spiegato che Tagliavia mise a disposizione della campagna di stragi tre suoi uomini: Barranca, Giuliano e Lo Nigro. La loro disponibilità è dimostrata dagli atti criminali compiuti insieme. E che Tagliavia abbia avuto ruolo nelle stragi lo dimostra il fatto che i tre erano a sua completa disposizione”. Poi Nicolosi parla di Spatuzza “una persona vicinissima ai Graviano”. “La sua attendibilità – aggiunge – è indiscutibile per la procura”.
Spatuzza, secondo il pm Crini, “espone sempre cose che nella propria posizione criminale è in grado di dire. Non ci mette dentro altre cose. Ma si mantiene sempre nell’area di fatti legati al calibro che gli compete”. Il magistrato affronta anche il tema della trattativa e sottolinea che non c’è solo quella del ‘papello’ di cui Brusca parlò proprio al processo di Firenze affermando che il referente era il senatore Mancino e che le stragi non furono una reazione al 41 bis, ma piuttosto al maxiprocesso. Secondo Crini “ce ne sono state anche altre” a diversi livelli. “In un contesto d’emergenza così inusitato – ha detto – dopo Capaci e via D’Amelio si trattò di sfruttare la situazione e vedere di trovare un filo di contatto”. Ma, conclude il pubblico ministero, gli argomenti non sono stati tali da poter contestare il concorso nelle stragi a qualcuno al di fuori di Costa Nostra.
E’ il pm Nicolosi a prendere la parola alla fine per pronunciare la richiesta di ergastolo per Tagliavia. “Riteniamo Tagliavia pienamente responsabile dell’avvio della campagna di stragi e di tutti i fatti di strage – dice -, con l’aggravante di terrorismo e di eversione. E allora le conclusioni sono doverose. Non vogliamo demonizzare Tagliavia. Vogliamo che abbia il suo”.