Nessun sostenitore ad aspettare Silvio Berlusconi fuori dal palazzo di giustizia di Milano. All’interno, quasi nessuno ad assistere al processo nello spazio riservato al pubblico. Nessun contestatore, né dentro né fuori. Molti poliziotti e carabinieri, molti giornalisti, fotografi, videoperatori. Il presidente del Consiglio è arrivato per tempo, è entrato nella grande aula con le gabbie per gli imputati pudicamente ricoperte di teli bianchi e si è seduto in prima fila, acconto ai suoi avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo. È un’udienza del processo Mills, in cui Berlusconi è accusato di corruzione in atti giudiziari, per aver fatto un “regalo” di 600 mila dollari all’avvocato inglese David Mills affinché rendesse testimonianze false o reticenti in un paio di processi milanesi con imputato Berlusconi.

L’udienza era programmata per sentire un testimone-chiave di questo processo, l’armatore napoletano Diego Attanasio. Mills gestiva anche i suoi soldi, e la difesa sostiene che i 600 mila dollari passati nei conti dell’avvocato d’affari inglese non sono di Berlusconi, ma dell’armatore.

Ghedini e Longo presentano un’eccezione preliminare: vogliono che il teste sia ascoltato come imputato in procedimento connesso, perché è stato arrestato e processato a Salerno. La richiesta non è senza un motivo: il testimone-imputato in procedimento connesso ha il diritto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Il pubblico ministero Fabio De Pasquale si oppone alla richiesta della difesa: i fatti per cui Attanasio è processato a Salerno sono tutt’altro rispetto alla vicenda del processo milanese; e si svolgono in un arco di tempo che va dal 1990 al 1996, mentre David Mills entra nelle vicende giudiziarie milanesi, per il suo rapporto con Berlusconi, soltanto dopo il 1997.

Il tribunale, dopo un’ora di camera di consiglio, respinge la richiesta della difesa. E finalmente Attanasio entra in aula. Capelli bianchi, accento partenopeo, nato a Procida, residente a Malta, abitante in Namibia, l’armatore risponde candido. No, non ha mai fatto un regalo o un pagamento di 600 mila dollari a Mills, che gli gestiva una parte del patrimonio. Sì, ha firmato il documento che il pm gli fa vedere, ma lo ha firmato in bianco, come delega al gestore di cui si fidava, senza sapere che cosa Mills ci avrebbe poi scritto. Attanasio insomma è netto: smentisce la linea della difesa, non sono soldi suoi, quei 600 mila dollari.

Berlusconi resta sprofondato nella sua poltrona. Questa volta nessuna dichiarazione, nessun sorriso. Alle sue spalle, il medico personale che lo segue dappertutto, Alberto Zangrillo. Finita la deposizione, il tribunale affronta il problema del calendario. Saltano quattro udienze già fissate, per impossibilità di sentire i testimoni previsti. La prossima udienza potrà essere celebrata soltanto il 18 luglio. La prescrizione si avvicina, Silvio s’allontana dall’aula, senza una dichiarazione, senza una contestazione, senza un applauso.

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