A più di tre mesi dal disastro, non è ancora rientrato l’allarme nella centrale nucleare giapponese di Fukushima. La Tepco, gestore dell’impianto, ha annunciato di aver sospeso le operazioni di bonifica e pulizia dai liquidi contaminati appena poche ore dopo l’inizio dell’operazione. L’acqua accumulata nello scantinato dell’edificio che ospita il reattore tre era troppo radioattiva, più di quanto ci si aspettasse. Mentre sempre nella parte est del Paese, la stessa colpita dal sisma di marzo scorso e dove si trova la centrale, è stata registrata una nuova scossa di terremoto di magnitudo 5,9 della scala Richter. Non è stato però diffuso l’allarme tsunami, al contrario di tre mesi fa, quando un’onda di 14 metri provocò il disastro nell’impianto di Fukushima, il più grave dopo Chernobyl secondo le autorità. Frutto delle “insufficienti difese” della centrale, denuncia l’Agenzia internazionale per l’energia atomica dell’Onu (Aiea). Una situazione che non sembra così sotto controllo come diversi esperti, tra cui l’italiano Umberto Veronesi, continuano a ripetere. Eppure anche il governo di Tokyo ha pensato di riattivare alcuni reattori del Paese, al momento fermi per manutenzione e controlli dopo quanto accaduto a Fukushima. Almeno quelli che supereranno i test di sicurezza necessari.
La centrale di Fukushima, progettata per resistere a un’onda di tsunami alta 10 metri, non ha retto a un muro d’acqua superiore dei quattro metri, provocato dal terremoto dell’11 marzo scorso nel Paese. Dopo settimane di dubbi, sospetti e silenzi – denunciati dai cittadini e dalle istituzioni internazionali – da parte del governo nipponico e della Tepco, sono iniziati i lavori per contenere i rischi di radioattività nella zona. Fino a oggi però, giorno in cui era prevista la bonifica – poi interrotta per l’eccessiva nocività delle acque – dello spazio che ospita le turbine del reattore tre. Operazione che consiste nel trasferire l’acqua stagnante radioattiva accumulata nel basamento dell’edificio in una struttura centralizzata per lo smaltimento dei materiali contaminati.
Colpa del sistema di sicurezza della centrale, secondo l’Aiea, che non prevedeva “l’accavallarsi di più emergenze e blocchi dei sistemi di sicurezza”. Come uno tsunami e un terremoto insieme, che hanno provocato anche l’interruzione di elettricità nello stabilimento per alcune ore. In un documento di 160 pagine, che sarà esaminato la prossima settimana a Vienna, l’agenzia Onu critica aspramente la società che gestisce la centrale per “le insufficienti difese anti-tsunami”. Esaltando invece il comportamento – definito “eroico” – dei dipendenti della Tepco. Lavoratori che, a loro rischio, hanno fatto il possibile fin dal primo momento per contenere i danni.
Un allarme che però non sembra impensierire il governo giapponese. Che ha intanto annunciato l’intenzione di riattivare i reattori nucleari del Paese che hanno soddisfatto i requisiti di sicurezza per scongiurare i rischi di blackout estivo. Su 54 reattori presenti in Giappone, attualmente ne sono in funzione 19: gli altri sono fermi per manutenzione ordinaria o controlli dopo il disastro di Fukushima. Alcuni tra questi potrebbero però tornare in funzione, quando “saranno state prese misure appropriate” ha specificato il ministro dell’Industria, Banri Kaieda. “L’industria nipponica potrebbe subire un duro colpo senza l’erogazione sufficiente di elettricità”, ha aggiunto. A maggio il tasso il utilizzo dell’atomo nipponico è crollato al 40 per cento circa, al minimo degli ultimi 32 anni. Kaieda si è poi detto disponibile a incontrare le amministrazioni e le comunità locali – il cui consenso è necessario per il riavvio – per spiegare “l’affidabilità del nucleare”.