Radio Rai e lo spot di Internazionale <br/> Come ti censuro anche un beep
Il settimanale riprende la copertina dell'Economist su Berlusconi: "L'uomo che ha fottuto un intero Paese". Prepara una pubblicità radiofonica, ma Radio3 si rifiuta di mandarla in onda
Una piccola censura, ancora di più nell’epoca di Internet, corre il rischio di risultare ridicola, più una farsa che una tragedia. “L’uomo che ha fottuto un intero paese”. Questa la copertina dell’Economist dedicata a Silvio Berlusconi. Con un lungo servizio il settimanale britannico ha raccontato i problemi del nostro Paese, la bassa crescita, la “gestione Berlusconi” che “pagheremo a lungo” negli anni a venire. Internazionale, settimanale che raccoglie il meglio della stampa mondiale, ha tradotto il reportage del giornalista John Prideaux lanciandolo nella copertina del numero in edicola. La testata aveva anche comprato degli spazi radiofonici per degli spot, in particolare su Radio3: “L’uomo che ha fottuto un intero paese. L’inchiesta dell’Economist di cui parla tutta l’Italia. In edicola, con Internazionale”, questo il testo della pubblicità. Il riferimento a Berlusconi è chiaro, ma nello spot non viene fatto il nome del premier. Eppure, come denunciato da Internazionale sul suo sito web, la Rai si è rifiutata di mandarla in onda “Ci è stato detto – spiegano sul sito web – che per un regolamento interno dell’azienda la Rai non può trasmettere spot che contengono giudizi negativi su personaggi pubblici”. Non solo: “Lo abbiamo cambiato, mettendo un beep al posto del giudizio negativo. Ma la Rai ha rifiutato anche questa versione”.
Lo spot, ora online nella versione “beeppata”, ha un suono surreale, che rimanda perfettamente l’immagine di una “burocrazia completamente impazzita” come ci dice il direttore di InternazionaleGiovanni De Mauro. “Magari la Rai ha rifiutato altri spot – aggiunge – e questa è comunque una censura ad uno spot e non ha un contenuto giornalistico: ci troviamo davanti a un caso più comico che grave dal punto di vista politico”. È così. Ma lo stesso che ha “fottuto” un Paese, ha riservato un servizio ancora peggiore alla radio-televisione pubblica.