Papa Ratzinger celebra messa, ma nell’omelia cita i precari e la crisi che vivono le famiglie. Benedetto XVI lo fa dal palco allestito nello stadio di San Marino e davanti a oltre 20mila fedeli: “In questa fase storica e sociale, non vanno dimenticate la crisi di non poche famiglie, aggravata dalla diffusa fragilità psicologica e spirituale dei coniugi, come – ha continuato il Papa – pure la fatica sperimentata da molti educatori nell’ottenere continuità formativa nei giovani, condizionati da molteplici precarietà, prima fra tutte quella del ruolo sociale e della possibilità lavorativa”.
Non è solo il Papa a preoccuparsi del lavoro. Lo fa anche l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. ”Il problema dell’occupazione non è calato ma, semmai, accresciuto. E i timori per il futuro non sono ingiustificati”. Parole pronunciate nell’omelia recitata al santuario della Madonna della Guardia, a Genova. Inevitabile il riferimento alla situazione di crisi in cui versa la Fincantieri, bacino di occupazione per moltissime famiglie in Liguria. “Tutti dobbiamo fare la nostra parte – ha affermato Bagnasco – la bellezza di Genova non può diventare la sua condanna. Così la cantieristica, penso a Fincantieri, con le prospettive logistiche da ampliare , come l’arricchimento dei bacini, necessario per il doveroso sviluppo ma prima ancora per il mantenimento dell’attività specifica. Per questo è necessaria una pianificazione decisa e saggia”.
Tutto questo mentre Joseph Ratzinger, lanciava un monito alla società: “Si è insinuata la tentazione di ritenere che la ricchezza dell’uomo non sia la fede, ma – ha spiegato – il suo potere personale e sociale, la sua intelligenza, la sua cultura e la sua capacità di manipolazione scientifica, tecnologica e sociale della realtà” e aggiunge “si è iniziato a sostituire la fede e i valori cristiani con presunte ricchezze, che si rivelano, alla fine, inconsistenti e incapaci di reggere la grande promessa del vero, del bene, del bello e del giusto che – ha proseguito – per secoli i vostri avi hanno identificato con l’esperienza della fede”.
Poi Benedetto XVI, nella lunga omelia, ha rimarcato: “Nel mondo c’è il male, c’è egoismo, c’è cattiveria e Dio potrebbe venire per giudicare questo mondo, per distruggere il male, per castigare coloro che operano nelle tenebre. Invece Egli mostra di amare il mondo, di amare l’uomo, nonostante il suo peccato, e invia ciò che ha di più prezioso: il suo Figlio unigenito”.
Infine, prima dell’Angelus, per contrastare “l’egosimo che c’è nel mondo”, ha lanciato un forte appello: “le Autorità civili, ed ogni persona di buona volontà, si impegnino a garantire accoglienza e degne condizioni di vita ai rifugiati, in attesa che possano ritornare in Patria liberamente e in sicurezza”, parole a cui ha fatto seguito un lungo applauso dei presenti nello stadio Serravalle. Un appello che non è arrivato a caso, visto che “domani ricorre la Giornata Mondiale del Rifugiato e in tale circostanza, quest’anno si celebra il sessantesimo anniversario dell’adozione della Convenzione internazionale che tutela quanti sono perseguitati e costretti a fuggire dai propri Paesi”.