Rossa di politica e di ragù: così il New York Times presenta in due parole Bologna, in un inserto dello scorso 9 giugno in cui invita gli americani a trascorrerci almeno “36 hours”. La città delle Due Torri è descritta come “vivace, indipendente e sede di una delle più antiche università europee”. Ma questa volta, oltre a dipingere il solito idillio culinario e architettonico, il quotidiano americano si sofferma anche sulle sue recenti avventure politiche, indicandole come ulteriore elemento di attrattiva (…per non dire folklore).
Nella premessa, infatti, tra i venditori di fave e asparagi, i macellai e gli osti che servono pasta al ragù, ci ritroviamo l”inorgogliente’ vicenda Delbono, “l’ultimo sindaco, dimessosi dopo essere stato accusato di aver usato denaro pubblico per la sua mistress” (termine che in inglese indica sia una donna con incarichi di potere, sia una con abitudini sessuali libertine).
Ma soprattutto, ci ritroviamo l’elezione di Virginio Merola, come occasione per il rilancio della città. “Ora i cittadini aspettano di vedere se il nuovo sindaco manterrà la promessa di rinvigorire il centro storico – cosa che non fa che aggiungere excitement alla visita”, dice il NY-Times. Un po’ come quando il quotidiano francese Le Monde, il 2 febbraio 2010, in un memorabile articolo intitolato “Bologna la rossa, vetrina rotta della sinistra italiana”, dopo il “Cinzia-gate”, scrisse che il Pd era “in cerca di un nuovo candidato capace di restaurarne l’immagine stropicciata”.
Insomma, il tumulto politico che fa tremare le Due Torri, e che come sottolinea il NY-Times, è più acceso di quello di molte altre città del Nord, fa ufficialmente concorrenza ai tortellini e ai portici nell’immagine di Bologna all’estero.