Seguendo un copione quasi unico nel suo genere, infatti, Springsteen non aveva mai nascosto la sua ammirazione per Clarence, presentato sempre, durante i concerti, come la vera star, il boss del boss. Nel 2009, dopo un intervento alle ginocchia, uno dei tanti negli ultimi anni, caratterizzati da problemi di salute, durante il Super Bowl, Clarence entrò in scena sulla sedia a rotelle e poi si alzo in piedi per suonare il suo sassofono.
A poche ora dalla notizia, Bruce Springsteen ha scritto: “Clarence ha vissuto una vita meravigliosa. Portava dentro un amore per le persone che lo faceva essere riamato. Ha creato una meravigliosa e ampia famiglia. Amava il sassofono, amava i nostri fan e dava tutto cio’ che aveva ogni sera quando saliva sul palco. La sua perdita e’ incommensurabile e noi siamo onorati e gravi di averlo conosciuto e di aver avuto l’opportunita’ di stare al suo fianco per circa 40 anni. Era un mio grande amico, un mio partner e con Clarence al mio fianco , la mia band ed io siamo stati capaci di raccontare una storia decisamente piu’ profonda di quella contenuta semplicemente nella nostra musica. La sua vita, la sua memoria e il suo amore vivranno in quella storia e nella nostra band”.
Bruce Springsteen e la E Street Band in concerto erano stati uno di quei sogni che, per varie ragioni, non avevo ancora realizzato. L’ho fatto due anni fa, grazie a un biglietto, regalo di compleanno della mia amica Lisa. Era l’ultimo show al vecchio Yankee Stadium, prima della sua chiusura. Un concerto storico. Bruce era a casa, in tutti i sensi: nel Jersey e al vecchio Yankee. Quattro ora di energia pura in cui il sassofono di Clarence sembrava, più delle stelle nel cielo, l’unica cosa autorizzata a togliere la scena al Boss.
Sulla copertina di “Born to run”, Bruce Springsteen si appoggia alla spalla di Clarence, sorridendo, mentre lui impugna il suo inseparabile sassofono. La corsa è finita Big Man ma, appena puoi, suonalo ancora il tuo sax. Non lasciarci in silenzio troppo a lungo.