Era nata sei anni fa per centralizzare gli acquisti delle Asl, cartolarizzarne il mostruoso debito e quindi produrre risparmi nei disastrati conti della sanità campana. Questa almeno era la mission della Soresa, acronimo di Societa regionale della Sanità, spa a capitale pubblico (100 per cento delle quote della Regione Campania), finita sotto inchiesta con un accusa durissima: aver truccato una gara d’appalto da 24 milioni di euro per l’informatizzazione delle ricette sanitarie.
Stamane la Procura di Napoli ha spiccato cinque avvisi di garanzia e ha disposto numerose perquisizioni tra gli uffici e le abitazioni dei cinque indagati per reati che spaziano dall’associazione per delinquere alla corruzione, abuso d’ufficio, turbata libertà degli incanti, falso materiale. Nel mirino dei magistrati ci sono il direttore della Soresa Francesco Tancredi, il responsabile dell’ufficio gare e contratti della spa pubblica e i manager delle società private vincitrici dell’appalto che si ritiene assegnato illecitamente, perché le ditte non erano in possesso dei requisiti richiesti dal bando. E il risparmio? A farsi benedire: gli inquirenti ritengono che l’appalto abbia causato un incremento di spesa di almeno 10 milioni di euro.
L’inchiesta è condotta dal pm Graziella Arlomede, del pool reati contro la pubblica amministrazione guidato dall’aggiunto Francesco Greco. Le perquisizioni sono avvenute tra Napoli, Benevento, Bologna e Frattamaggiore. Gli agenti della Squadra mobile di Napoli sono entrati negli uffici della Soresa, al Centro Direzionale di Napoli, e nelle sedi delle società Megaride e Santer Reply, che attraverso un’Ati (associazione temporanea d’impresa, ndr) hanno vinto nel maggio del 2010 la gara di informatizzazione. Un contratto di sei anni, che prevede una convenzione con le Asl della Campania. Il sistema, attraverso alcuni specifici software, è entrato in funzione tra l’ottobre e il dicembre successivo.