Il progetto prevede l'allargamento della pinacoteca a scapito delle stanze per la didattica che finirebbero nell'ex caserma di via Mascheroni. Contrari gli studenti che trovano in Dario Fo un alleato prezioso: "Vogliono sostituire le aule con bar e ristoranti. Siamo alla fine del mondo"
L’Accademia di Brera ospita nella sua sede la pinacoteca, la biblioteca nazionale Braidense, l’osservatorio di Brera, l’orto botanico, oltre che, ovviamente, le aule dedicate alla didattica. Poco spazio per tante attività. Tant’è che è fin dagli anni Settanta che si parla di Grande Brera. Quarant’anni di dibattito che però non hanno mai portato a nessuna indicazione operativa.
Almeno fino al 19 luglio del 2010, quando una serie di istituzioni comunali e nazionali sottoscrivono il protocollo per la “Conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale della città di Milano”. “Una storica intesa che, dopo oltre trent’anni, vede condivisi gli obbiettivi di Accademia e Pinacoteca – dichiara Mario Resca, Commissario straordinario per la Grande Brera – Il protocollo rappresenta un punto di partenza per dotare Milano di un polo culturale di eccellenza internazionale”.
A un anno di distanza, in occasione della giornata dedicata al Premio Nazionale delle Arti, Resca, ribadisce che per far decollare la Grande Brera servono i soldi, “almeno 30 milioni per partire, per realizzare il progetto esecutivo dell’architetto Mario Bellini, necessario per la ricerca degli altri finanziamenti sia pubblici che privati per un disegno complessivo da 150 milioni di euro”.
Il progetto in questione riguarda la risistemazione della pinacoteca che dovrebbe assorbire gli spazi didattici passando così da 14mila a 20mila metri quadri. Ma non solo: sono previsti anche una copertura di vetro sul cortile principale, sul modello di Norman Foster al British Museum, la riorganizzazione delle sale in un nuovo percorso museale, un collegamento con l’Orto botanico e Palazzo Citterio. Ma ancora i servizi al pubblico, dunque dalla caffetteria al ristorante e dal bookshop all’auditorium, che andrebbero così ad occupare gli spazi dedicati oggi alle aule didattiche. Inoltre presso Palazzo Citterio (altri 8 mila metri quadrati) troverebbero spazio un nuovo ingresso, una sala congressi e le collezioni del Novecento.
Ma resta un nodo da sciogliere: il trasferimento delle Belle arti nell’ex caserma di via Mascheroni. Tutti d’accordo dunque? Non tutti.
“Noi vogliamo valorizzare la Brera che già esiste con la compresenza di accademia e pinacoteca, fondamentali per la didattica. Dateci Palazzo Cusani o Palazzo Citterio”. Questo il commento di Dario Micci, presidente della Consulta degli studenti. Una posizione condivisa da praticamente tutti gli studenti. “Significa chiederci di abbandonare lo spazio di Brera per trasferirci in una sede non idonea per la didattica, più decentrata, in una zona priva di servizi e infrastrutture di accoglienza per gli studenti”, continua Dario che sottolinea anche come la nuova location sia sotto il vincolo della sovraintendenza ai Beni Culturali: “Non si possono apportare modifiche strutturali, a meno di intervenire con modifiche sul piano di governo del territorio del Comune”.
Gli studenti trovano in Dario Fo un prezioso alleato che lancia la sfida direttamente alla nuova giunta di centro-sinistra che governa la città:In Francia ad esempio, hanno un enorme rispetto delle sedi culturali, e non per un atteggiamento di maniera, bensì di sostanza: “Adesso vediamo cosa farà il nuovo Comune: accettare passivamente questo sbaraccamento non mi pare la posizione migliore per cominciare”.
di Giovannij Lucci