L’han giurato li ho visti in Pontida
convenuti dal monte e dal piano.
L’han giurato e si strinser la mano
cittadini di venti città.

Ancora una volta, come nei versi di Giovanni Berchet (inclito prototipo della retorica trombonesca italiana), sul sacro spiazzo spelacchiato del destino, l’austera figura del lumbard Umberto Bossi, tra un “alura” a borborigmo e gutturali varie, accompagnandosi con le eleganti movenze di un burattino a cui sono stati tagliati i fili, ha ribadito la fiera indipendenza padana declinata nel rito immortale del pacco del magliaro; tuttora in auge nei fori boari della Val Soriana.

La Roma ladrona dovrà chinare il capo, l’invecchiato ragazzo meraviglia del neofascismo sprangatore Gianni Alemanno se ne farà una ragione, Renata Polverini abbasserà la frangia alla maschietta da ausiliaria dei trucidi camerati di borgata innanzi al virile celodurismo dei Brenno discesi dal Nord.

Come trattenere l’ammirata meraviglia davanti all’inesauribile fantasia bellica dei nuovi vescovi guerrieri leghisti (reincarnazione del prode Ariberto da Intimiano, che brandendo la croce e la spada nel lontano 1176 resse il primo scontro con la cavalleria imperiale in quel di Legnano)! Le prodezze dei “due Roberto”, Calderoli e Maroni, il cui nome è un chiaro segno del destino: dal germanico hroty (gloria) e behrt (illustre); dunque “illustri per fama”. Quei “due Roberto” che hanno coadiuvato l’Umberto da Giussano nell’allestire l’ennesimo gioco delle tre carte, che menerà per il naso torme verdevestite di gonzi del circondario e sfilerà il portafoglio all’odiato avversario chiamato Italia.

Basta con il giochino del federalismo, che aveva rotto i maroni e i calderoli un po’ a tutti; accantonata la barzelletta della secessione sulla canna delle doppiette dei milioni di bracconieri bergmein, rivelatosi sparuto drappello e ormai rintanati nelle osterie prealpine a giocare a ciapanó o scopetta. La sceneggiatura del nuovo Pacco, doppio pacco e contropaccotto (film purtroppo girato nel 1993 dal regista sardo Nanni Loy e interpretato da un napoletano, Ezio Cannnavale, e da un siciliano, Leo Gullotta) stavolta sarà esclusivamente padana: il bidone del trasloco dei ministeri in Lombardia. E sono anche molto apprezzabili gli argomenti con cui tale scelta politica altamente strategica viene argomentata: non uno scippo giustificato come ipoteticamente risarcitorio (e di che?), bensì l’innesto di efficienza leghista nel corpo torpido e fancazzista dell’amministrazione centrale.

Difatti una delle sedi indicate sarà nella Bergamasca, forse a Petosino o Sorisole. Anche visti gli ottimi collegamenti viari con Milano. Già vediamo le auto blu che partono alla volta di riunioni nella metropoli ambrosiana alle cinque del mattino per non ingolfarsi nel traffico della Bre-Be-Mi (l’autostrada Brescia, Bergamo, Milano), che già un’ora dopo si trasforma in un silos di macchine e per coprire quella quarantina di chilometri ci vogliono due ore. Nel qual caso si è dato disponibile Raz Degan, interprete principale del colossal mondiale promosso dalla Lega nel 2009: Barbarossa. Infatti l’indossatore sedicente attore israeliano/lumbard potrà proseguire la sua formidabile carriera nel mondo dello spettacolo interpretando la parte, di carducciana memoria, del messaggero a cavallo che entra da Porta Nova a briglia abbandonate e reca plichi al nuovo console Gherardo (il premier Silvio Berlusconi), intento a bivaccare in ansiosa attesa su qualche predellino dietro San Babila.

Ma anche il Ministero dell’ambiente – grazie all’opportuna rifondazione logistica imposta dai bossiani – riceverà l’ottimale collocazione sulle rive del Lambro o dell’Olona; da cui potrà monitorare in presa diretta le mutazioni genetiche in atto, a seguito dell’inquinamento prodotto dalla liberalizzazione fai da te degli scarichi industriali: dal miracolo dei topi con le ali ai girini muniti di zanne. Al fenomeno curioso – descritto opportunamente dal naturalista Vergassola durante la riunione degli amici de Il Fatto Quotidiano tenutasi l’altr’anno a Marina di Pietrasanta – di una nuova specie di Trota, il primo pesce sprovvisto di fosforo.

Queste e altre meraviglie, ci preannuncia la riunione degli statisti di Pontida. Nell’avvenuta presa del potere da parte di un ceto di governo davvero rinnovato e di alto profilo: quello degli avvinazzati e dei tirapacchi.

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