Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani. Questo è il mantra di Berlusconi e Tremonti. E’ vero: delegano ad altri questa ignobile funzione e sperano così di salvare la faccia. Il caso del Grande Raccordo Anulare di Roma è in tal senso da antologia. L’anello autostradale è tutto interno al comune di Roma e funziona come una tangenziale. Nonostante sia perennemente intasata, è infatti l’unica ancora di salvezza per chi si deve spostare quotidianamente per raggiungere il lavoro o raggiungere un servizio pubblico.

Questo suo funzionamento è poi aggravato dal fatto che negli ultimi 20 anni la parte più debole della popolazione romana è stata costretta a trasferirsi nell’immensa periferia nata oltre il grande raccordo – un anello di 12 chilometri di raggio – dove le case costano meno, ma da dove occorre percorrere distanze ancora maggiori per arrivare in centro. Ogni giorno dall’area esterna al Gra e dalla periferia metropolitana entrano a Roma circa 800mila cittadini e pochi hanno a disposizione linee di trasporto su ferro. Il raccordo anulare è dunque la spina dorsale della periferia romana.

Ma in tempi di primato dell’economia, cosa volete che importi della vita di queste persone, delle loro esigenze? Poco meno di nulla, ed ecco che questo immenso bacino di utenza diventa solo un grande pollo da spennare. A mettere le mani in tasca a questi cittadini ci sta pensando l’Anas e il suo presidente Pietro Ciucci, che in questi ultimi tempi ha proposto più volte di introdurre il pedaggio. Una proposta in linea con il suo profilo: sostenitore delle privatizzazioni autostradali, prima di approdare all’Anas (2006) era amministratore delegato della società Ponte di Messina, come noto parsimoniosa struttura pubblica. I provvedimenti governativi vanno nella stessa direzione e le recenti manovre economiche votate dal Parlamento prevedono l’introduzione del pedaggio. Gli oltre 160mila veicoli che circolano quotidianamente lungo il Gra sono soltanto una fonte di finanziamento ambita, non persone in carne ed ossa. Se soltanto si pagassero 2 euro a veicolo, entrerebbero nella casse dell’Anas 320.000 euro al giorno. 120 milioni all’anno.

La Lega Nord è strenua sostenitrice di questa filosofia e dell’introduzione del pedaggio sul Gra. Un atteggiamento che nasconde il cieco risentimento verso Roma ladrona. Ieri a Pontida è iniziata in grande stile la raccolta delle firme per trasferire in Padania quattro ministeri. E’ un atto scellerato, criticato ancora come elemento folclorico. Un fatto invece inammissibile, perchè a perseguire la dissoluzione dello Stato – questo significa lo sparpagliamento dei ministeri in giro per l’Italia – sono ministri in carica, e cioè proprio coloro che dovrebbero più di ogni altro tutelare l’unità della nazione.

Allora, viene in mente una piccola proposta. Per spostare i ministeri ci vorrà tempo. Trasferire immediatamente il Grande raccordo anulare è invece più semplice. L’utile e il dilettevole verrebbero perseguiti insieme. L’utile perché i pedaggi potranno dare ossigeno all’amato Tremonti e al governo di cui fanno parte. Il dilettevole perché il nuovo raccordo “padano”, dopo aver cementificato quanto resta del corso dell’Adda, raggiungerebbe Pontida e il nuovo casello di pedaggio potrebbe diffondere 24 ore al giorno la musica del geniale Guzzanti-Venditti: “All’uscita ventiquattro c’è il pratun de Pontida”.

Così saranno felici e potremo sperare di toglierceli di torno dal governo del paese, lasciando che torni nelle mani di persone serie che sappiano far tesoro del messaggio più profondo venuto dal risultato referendario. E cioè che i giovani hanno preso coscienza che occorre riappropriarsi di un concetto semplice e fondamentale: la cosa pubblica – ad iniziare dall’acqua, appunto – deve essere restituita alla sovranità popolare e sottratta alle fameliche bande che la stanno depredando.

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