I Carabinieri del Ros hanno eseguito 19 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Torino, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei riguardi di altrettante persone ritenute esponenti di vertice delle cosche della ‘ndrangheta nel basso Piemonte. L’operazione, denominata ‘Maglio’, ha portato anche all’arresto di un consigliere comunale del Pdl di Alessandria, Giuseppe Caridi.

Le indagini hanno consentito di ricostruire e documentare le dinamiche associative di alcune ‘ndrine attive ad Asti, Alba (Cuneo), Sommariva del Bosco (Cuneo) e Novi Ligure (Alessandria), che costituivano una cosiddetta ‘locale’ (organizzazione ‘ndranghetista di base che riproduce il modello organizzativo dell’area calabrese di origine). Il cui capo è stato individuato in Bruno Francesco Pronestì, che è stato arrestato. Pronestì – secondo la ricostruzione dei Carabinieri – svolgeva la funzione di ‘capo società’, dirigeva e organizzava il sodalizio assumendo le decisioni più rilevanti.

Un episodio documentato è il conferimento della dote di “picciotto” a Giuseppe Caridi a sua volta destinatario del provvedimento di cattura, che viene ammesso ufficialmente a partecipare alle attività della ‘locale’ guidata da Pronestì, nonché l’attribuzione della “santa” ad alcuni degli affiliati avvenuti il 28 febbraio 2010 presso l’abitazione dello stesso consigliere comunale di Alessandria.

Secondo quanto emerso dall’inchiesta, vi sono tracce dell’esistenza della ‘localè del basso Piemonte da circa un anno. I primi riscontri derivano dalle intercettazioni ambientali effettuate nell’ambito nell’operazione ‘Il crimine’ del luglio scorso dalla Procura di Reggio Calabria, in cui erano rimaste coinvolte 300 persone.

In particolare, era stato documentato un incontro avvenuto il 30 agosto 2009 all’interno di un agrumeto di Rosarno (Reggio Calabria) tra Domenico Oppedisano, il capo della locale ‘crimine’, la ‘ndrina incaricata di eseguire le azioni violente sul territorio, e due delle persone arrestate oggi, Rocco Zangrà e Michele Gariuolo. In quell’incontro era stata ipotizzata la costituzione di una nuova ‘locale’ di ‘ndrangheta, da insediare ad Alba (Cuneo). Proprio in quel frangente era emerso il ruolo di vertice della struttura piemontese di Pronestì, il quale – da quanto riferiscono gli investigatori – comminava sanzioni agli altri associati a lui subordinati, dirimeva i contrasti interni ed esterni al sodalizio e curava i rapporti con le altre articolazioni dell’organizzazione. La ‘locale’ fu però poi insediata con centro a Novi Ligure (Alessandria).

Le indagini inoltre hanno confermato l’adozione da parte delle ‘ndrine attive in Piemonte delle tradizionali cariche e formule della ‘ndrangheta e hanno consentito di documentare incontri, rituali e affiliazioni.

Lo scorso 8 giugno un’analoga operazione, denominata ‘Minotauro’, aveva portato all’esecuzione di 151 ordinanze di custodia cautelare in tutta Italia per la presenza della ‘ndrangheta nella sola provincia di Torino. Gli arresti effettuati furono 146; cinque persone sono tuttora latitanti.

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