Dopo un anno di manifestazioni non si è ancora trovata una soluzione per scongiurare la serrata della Fondazione che gestisce l'ospedale. La Regione ha un debito di 93 milioni di euro. Ieri la governatrice Polverini ha dichiarato di aver già versato 48 milioni, ma l'istituto ribatte: "Arrivati solo la metà"
L’ospedale, è un centro di eccellenza nella riabilitazione neuromotoria riconosciuto a livello mondiale, ma rischia di chiudere i battenti come già Il Fatto Quotidiano aveva scritto a marzo (Leggi). Dopo un anno di sit-in e manifestazioni infatti, non si è ancora trovata una soluzione per scongiurare la serrata della Fondazione che gestisce l’ospedale (e che è anche un Ircss, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico), punta di diamante della martoriata sanità laziale e riferimento importante anche per l’estero per la riabilitazione e per le numerose ricerche nel campo delle neuroscienze.
Quella di ieri è solo l’ultima di tante proteste verificatesi da quando la governatrice è alla guida della Regione e da quando, durante la campagna elettorale, aveva promesso di farsi carico della questione. “La Polverini – ci dice Fabio, manifestante in sciopero della fame – si è riempita la bocca di bei discorsi promettendo che avrebbe fatto fronte a ogni difficoltà pur di mantenere aperta questa struttura che tutto il Paese ci invidia. E invece – continua – una volta eletta, quella t-shirt che aveva indossato con la scritta ‘Salviamo il Santa Lucia’, se le è subito tolta”. “Eppure qui si tratta di salvare non solo il posto di lavoro di 900 persone – replica un fisioterapista – ma anche il futuro di migliaia di malati che soffrono di patologie importanti”.
Le trattative, che fino ad oggi si sono concluse con un nulla di fatto, risalgono già alla precedente giunta di centrosinistra, quando c’era Piero Marrazzo, ma il 7 aprile scorso, sembrava vi fosse stata un’accelerata visto che l’amministrazione regionale si era impegnata a versare, entro pochi giorni nelle casse della Fondazione, 4 milioni di euro come anticipo sui rimborsi mensili per le prestazioni effettuate. Una goccia nel mare per l’ospedale, che avanza dalla Regione un credito di 93 milioni di euro.
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Tra le accuse mosse alla Regione, quello di voler far sottoscrivere all’istituto un accordo, che copre solo il 30 per cento dei costi. Ma la presidente Polverini si difende e rilancia: “Più di fare quello che ho già fatto non posso fare. Incontrerò personalmente il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, e lo inviterò a vedere insieme a me i rappresentanti della struttura che è di eccellenza, ma che deve rispondere a dei criteri di legge. Dall’inizio dell’anno la Fondazione Santa Lucia – conclude la Polverini – ha ricevuto dalla Regione circa 48 milioni di euro, cifra che mi sembra assolutamente congrua rispetto alle prestazioni e alle necessità dell’azienda”. L’Istituto ribatte di avere ricevuto solo 22,4 milioni di euro (Leggi) e che la cifra non consente di mantenere in piedi con efficienza l’attività.
“Senza i soldi che ci spettano è finita -spiega il Direttore generale della Fondazione Luigi Amadio – c’è l’intenzione e la volontà di non far proseguire le attività di questo ospedale perché neanche le situazioni più semplici vengono affrontate. Ordinanze del tribunale che non vengono rispettate e accordi non onorati. Come si fa a non pensare che ci sia qualcos’altro dietro – si interroga Amadio che rivela – ho ricevuto un’offerta di 500 milioni di euro per vendere la struttura, ma la ricerca è il benessere dei nostri pazienti non si compra né si baratta”.
Tanti i genitori con bambini in cura presso la struttura che hanno partecipato alla protesta: “Una realtà del genere non si trova facilmente”, racconta Giuliana, mamma di una bambina affetta da tetraparesi fin dalla nascita, “mia figlia ha 10 anni e da tre è in cura al Santa Lucia, un’ isola felice per bambini con certe patologie. Molti medici mi avevano detto che non avrebbe fatto alcun progresso, che la sua vita – continua – era segnata dalla malattia senza possibilità di cambiamento. Invece – conclude – le cure che riceve da questo ospedale le danno la possibilità di un’esistenza più serena”.
“Questo ospedale non può chiudere”, spiega Stefano, da vent’anni costretto sulla sedia a rotelle per un incidente in moto e oggi atleta della pluripremiata squadra di basket in carrozzina del Santa Lucia. Sostenuto dall’allenatore della struttura, Carlo di Giusto, che lancia l’allarme: “Se non si appianano i conti entro settembre è la fine delle attività sportive che per molti disabili sono necessarie e che da noi raggiungono livelli altissimi”. La mancanza delle risorse finanziare che la Regione ci deve, spiegano i lavoratori del Santa Lucia, comporta, in pratica, il taglio delle terapie.
L’ospedale vanta numeri significativi: 250 mila prestazioni sanitarie a utenti esterni, 325 posti letto per il ricovero ed attività di poliambulatorio, quattro corsi di laurea attivi, novecento dipendenti e pazienti da tutta Italia, una palestra di 450 metri quadrati per patologie specifiche per ognuno dei sei piani, una piscina per le idroterapie e numerosissime attività sportive. Persino Umberto Scapagnini, medico personale di Berlusconi, che qui è stato ricoverato, ha attaccato la Polverini sulla chiusura dell’ospedale: “Vengono da tutta Europa al Santa Lucia. E’ un crimine chiuderlo e io che sono un uomo politico, mi sento di dirlo con grande forza. Denunciatemi pure, ditemi che sto insultando l’amministrazione. Ma se l’amministrazione non è in grado di mantenere le promesse significa che non è in grado di mantenere la sanità e non è in grado di mantenere il grado minimo di salute degli italiani”. Intanto i sindacati chiedono risposte immediate: “Vogliamo l’intervento del governo per salvare un ospedale che è patrimonio d’interesse nazionale”.