Un cessate il fuoco temporaneo "per un corridoio umanitario negoziato". Lo aveva proposto stamattina il ministro degli Esteri. Ma dopo i no di Francia e Gran Bretagna è arrivata la smentita: "Solo un'ipotesi di lavoro". L'Alleanza: "Continueremo, perché altrimenti troppi civili perderebbero la vita"
In Libia è necessaria una “sospensione umanitaria immediata delle ostilità”. Con queste parole il ministro italiano Franco Frattini ha gettato scompiglio nella coalizione internazionale, attirandosi le critiche dei colleghi francesi e inglesi. A poco è servita la precisazione del portavoce della Farnesina. ”Non c’è nessuna proposta specifica italiana – ha spiegato Maurizio Massari – ma solo un’ipotesi di lavoro”. Per smentire del tutto è intervenuto il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen. Che ha sottolineato: l’Alleanza “continuerà la sua missione perché se ci fermiamo un numero imprecisato di civili perderebbero la vita”.
In mattinata, il ministro Frattini aveva mandato una “precisa raccomandazione alla Nato sulla drammatica vicenda degli errori che colpiscono i civili”. Se da Unione africana, Ue, Lega araba e Onu “uscisse un appello per la sospensione immediata delle ostilità per un corridoio umanitario negoziato”, aveva aggiunto il titolare della Farnesina, l’Italia “certamente” lo “sosterrebbe con forza”. L’auspicio, secondo Frattini, è quello di “un cessate il fuoco umanitario immediato” che non pregiudichi il negoziato politico ed escluda una presenza di Gheddafi o una eventuale spartizione del Paese. In attesa, però, il corridoio per aiutare la popolazione “sarebbe una soluzione importante”, sostiene Frattini.
“La coalizione e i Paesi riuniti nel gruppo di contatto due settimane fa sono stati unanimi nella strategia da seguire – ha dichiarato il portavoce del governo francese, Bernard Valero – bisogna accrescere le pressioni” sul regime. Così la Francia si è detta contraria alle parole del ministro italiano, spiegando che “una pausa nelle operazioni rischierebbe di permettere a Gheddafi di prendere tempo e di riorganizzarsi”. Una prospettiva confermata dalla Gran Bretagna, che ha anzi riferito l’intenzione di “intensificare le azioni sulla Libia”.
”Non c’è nessuna proposta specifica italiana, ma solo un’ipotesi di lavoro”, ha tentato di arginare le critiche il portavoce del ministero degli Esteri italiano, Massari. Ma sembra non essere servito. ”Chiaramente non c’è una soluzione militare in Libia – ha premesso la viceportavoce della Nato, Carmen Romero – e noi diamo il benvenuto a ogni sforzo che possa portare una soluzione politica il più presto possibile”. Ma l’Alleanza, rivendica Romero, ha condotto finora “oltre 5mila” e “come dimostrano le nostre cifre – prosegue – abbiamo preso le massime precauzioni per ridurre al minimo i rischi di vittime civili”. Ancora più netto il segretario generale della Nato Rasmussen. Che ha sottolineato come la coalizione “continuerà la sua missione perché se ci fermiamo un numero imprecisato di civili perderebbero la vita”.