Estate 2008: 500 euro per acquistare la cocaina da offrire agli ospiti delle sue feste in Costa Smeralda. Nella villa affittata per 70mila euro al mese a Capriccioli, poco distante da Villa Certosa, la residenza sarda di Silvio Berlusconi. Per quei festini dovrà adesso scontare due anni e due mesi di reclusione Gianpaolo Tarantini, 36 anni, l’imprenditore che proprio quell’anno conobbe il premier, iniziando a frequentare le sue feste e portando con sé ragazze immagine e escort. Tra cui Patrizia D’Addario, che poco dopo raccontò di aver avuto un rapporto sessuale proprio con il Cavaliere. Si è chiuso oggi il processo con rito abbreviato nei confronti di Tarantini per detenzione e cessione di droga: 26 mesi la condanna decisa dal giudice, contro i quattro anni chiesti dai pm.
Il gup ha riconosciuto all’imputato, oltre a diverse attenuanti, la collaborazione alle indagini. Grazie alle dichiarazioni di ‘Gianpi’, come lo chiamano gli amici, la magistratura ha potuto arrestare negli ultimi due anni diverse persone legate allo scandalo della sanità pugliese. Il 21 aprile un altro giudice aveva rifiutato una proposta di patteggiamento a due anni e sei mesi, concordata tra la difesa e l’accusa, perché ritenuta non sufficiente. Durante l’udienza, Tarantini ha ammesso di aver acquistato sostanze stupefacenti e averne ceduto una parte, gratis, in qualche occasione. Per la stessa vicenda, l’ex imprenditore aveva già trascorso 11 mesi agli arresti domiciliari.
Oltre all’inchiesta per droga, la procura di Bari ha aperto altri sei fascicoli su Tarantini. Tra questi, il più noto – e ancora in corso – lo accusa di favoreggiamento della prostituzione per aver portato alcune escort – nel 2008 e a pagamento – alle feste organizzate nelle residenze private del premier e offerte anche al vicepresidente Pd della regione Puglia, Sandro Frisullo. Le restanti indagini riguardano tutte i presunti episodi di corruzione – con conseguenti appalti truccati e favoritismi – messi in atto dai fratelli Tarantini per influenzare i vertici delle aziende ospedaliere pugliesi nell’acquisto dei prodotti sanitari commercializzati dalle società di famiglia.