Non mi stupisce affatto che ad Angelo Rovati sia stata trovata la copia di una relazione di consulenza che avevo redatto nell’ambito dell’indagine Why Not, prima che mi fosse revocato l’incarico. Non è nemmeno un caso che il via alla mia persecuzione l”abbia dato Silvio Berlusconi, ad Olbia, quando ha annunciato che di lì a poco sarebbe scoppiato il più grande scandalo della storia della Repubblica.

Su Rovati si incentravano i rapporti di quel network di imprenditoria, informazione e finanza che ha sostanzialmente portato alla fossa Romano Prodi. Avevo già rilevato i rapporti di Rovati con Luigi Bisignani, con Franco Bonferroni di Finmeccanica,  con apparati dei servizi di sicurezza e con Giancarlo Elia Valori – di cui stranamente si parla molto poco in questi giorni – e quei soggetti, vedi Galbusera, l’Itago, ecc., che avevano fornito a Prodi i cellulari della Wind, intestati alla Delta, quando era rientrato dalla Commissione Europea e preparava la campagna elettorale del 2006. Con quel cellulare hanno avuto la possibilità di controllare ogni suo contatto e ogni suo spostamento, anche dopo che è diventato presidente del Consiglio.

Oggi si leggono meglio talune vicende, come lo scoop fotografico su Sircana dei “segugi” de il Giornale, che cominciavano ad affilare gli artigli. Si capisce pure l’operazione che è stata fatta su Mastella per far cadere il governo Prodi. Me lo ha detto mio figlio Walter, che ha solo 15 anni. Sono solo certi “adulti” della politica – direi forse meglio vecchi – che non lo hanno ancora capito.

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