Il vento sarà anche cambiato, ma gli sterotipi rimangono sempre gli stessi. Guardate che bella pensata quella del Pd sui manifesti per la Festa dell’Unità di Roma.
Nella versione maschile l’aria nuova fa svolazzare la cravatta di un uomo, che viene rappresentato nella parte superiore del corpo e in modo professionale, bello inamidato e vestito.
Nella versione femminile del manifesto invece si rappresenta la parte inferiore del corpo di una donna, mezza nuda, che con le mani cerca di coprirsi le gambe e di abbassarsi una leggera gonna rossa sollevata dal vento del cambiamento, in una posa ammiccante neanche fosse una novella Marilyn Monroe democratica.
Sulla rete è gia tam tam delle donne che non hanno gradito. Varie associazioni si dicono indignate perché “la rappresentazione parziale e svestita del corpo di una donna lede la nostra dignità, ci riduce al rango di oggetto e non ci consente di costruire la nostra identità professionale e ancora meno politica. Inoltre, a nostro parere questo non pone un esempio positivo per le giovani donne che si stanno affacciando sul mercato del lavoro”.
E’ stata anche inviata una lettera aperta al presidente del Pd Rosy Bindi dove si minaccia il boicottaggio e si chiede il suo intervento per la rimozione immediata del manifesto. Il Pd ha tanto criticato la mercificazione del corpo delle donne fatta dal presidente del Consiglio, nei fatti, nelle parole e sulle sue reti televisive, e poi usa gli stessi metodi e stereotipi per attirare qualche uomo alla festa dell’Unità.
Vi ricordate le proteste: “Non sono una donna a sua disposizione“. Tanto rumore per nulla, alla prima occasione si comportano come un Berlusconi qualsiasi.
A peggiorare le cose arriva la replica della segreteria del Pd di Roma in una lettera aperta al movimento Se non ora quando? (e di conseguenza a tutte le donne che protestano sul web): “Un paio di gambe sono automaticamente equiparabili a un’immagine offensiva o volgare come quelle delle ‘olgettine’ che circolano sul web? Sono la stessa cosa o c’è una differenza? Qual è il confine oltre il quale comincia la mercificazione o l’uso improprio? Il manifesto è una citazione pubblicitaria, una rievocazione di Marilyn Monroe del film Quando la moglie è in vacanza, divenuta un’icona. Può piacere o non piacere. Ma è davvero riprovevole? Utilizziamo questa occasione per ragionare insieme su come si combatte la vera mercificazione del corpo delle donne anche nella comunicazione politica”, conclude la lettera. “Costruiamo una discussione pubblica alla festa del Pd di Roma, dove possano confrontarsi in modo libero diversi punti di vista, senza rappresentazioni caricaturali frutto di pregiudizi che banalizzano una discussione seria, dove nessuno pensi che un giudizio critico corrisponda a un moralismo bacchettone e un giudizio positivo a un’assenza di posizione etica”.
Può piacere o non piacere, dicono. Appunto, non piace. Inutile cercare di rigirare le frittata. Un paio di gambe usate in quel modo sono offensive, punto e basta.
Chiedere scusa e ritirare i manifesti, grazie.
Aggiornato alle 17.49
Nella foto, il manifesto contestato del Pd. Per ingrandire clicca qui