C’è un sindaco, a Sassuolo, a fare da apripista. È il primo uomo del Pdl con un incarico pubblico di un certo rilievo (Sassuolo è comunque un polo industriale importante e conta qualcosa come 45.000 abitanti) che si mette pubblicamente contro quello che era il capo mai discusso prima d’ora, Silvio Berlusconi.
“Il bunga bunga ci ha rovinati, basta cene di gala” sono le parole di Luca Caselli, primo cittadino di Sassuolo (in quota Pdl, ex Alleanza Nazionale), cuore del distretto ceramico, che nelle ultime amministrative (nel 2009) ha strappato la cittadina della provincia modenese all’egemonia rossa.
Ed oggi, con l’intento di tappare i buchi della politica, dopo gli scandali targati Berlusconi e spossato dai privilegi di cui i parlamentari godono, Caselli punta il dito senza remore contro i vertici del suo stesso partito, reo di aver perso la bussola della rappresentanza popolare, per “affogare” nel mare dei privilegi. Caselli ricorda (al fianco di Stefano Barberini, capogruppo Lega Nord, con il quale pensa ad una nuova fase politica di rilancio), quando qualche mese fa ha deciso di “dirla tutta” ai consiglieri regionali e ai parlamentari modenesi del Pdl, invitandoli a girare “tra i marciapiedi dove camminano i cittadini con le carrozzine dei loro figli. Qui ho avuto una grande levata di scudi – afferma caustico Caselli come un fiume in piena – Il governo ha avuto una grave carenza di comunicazione su quanto fatto finora e, soprattutto, il bunga bunga ha portato via credibilità: per i politici del nostro partito ci vogliono meno cene di gala. In parlamento c’è gente che non ha mai amministrato neanche un condominio”.
Non fa sconti a nessuno l’arrembante 36enne Caselli, avvocato libero professionista, dal 1995 consigliere comunale a Sassuolo e dal 2004 anche consigliere provinciale, attualmente membro del comitato provinciale del Pdl di Modena.
Riguardo all’organizzazione del partito, dunque, mentre il collega Andrea Leoni (consigliere regionale Pdl) parlava di primarie per tematiche oggetto di possibili disegni di legge, Caselli si lascia andare e confessa l’esigenza di dare vita a delle vere e proprie primarie per scegliere il candidato giusto per vincere, in perfetto stile Pd (è persino presente una petizione per le primarie del Pdl sul sito www.firmiamo.it/primarie-per-il-pdl che, tra le 1175 firme finora raggiunte, conta anche quella di Luca Caselli).
Nei giorni scorsi, infatti, in toni ben più morbidi, da Modena erano già arrivati segnali precisi che mettevano in discussione la leadership di Berlusconi e della classe dirigente attuale del Pdl. Andrea Leoni, come scritto già dal fattoquotidiano.it, infatti, presto presenterà ad Angelino Alfano, futuro segretario di partito, la propria proposta di riforma del partito: primarie tematiche, congressi ogni tre anni per eleggere il coordinatore comunale, provinciale, regionale e nazionale; limite di tre mandati consecutivi sia per i ruoli di partito, sia nelle istituzioni di ogni ordine e grado; possibilità di candidarsi come parlamentare o consigliere regionale solo dopo un’esperienza amministrativa. Insomma la pretesta che nel Pdl vi fossero parlamentari e consiglieri regionali che vantassero un curriculum serio, dove a premiarsi era la gavetta e/o la militanza. Senza contare che il limite dei tre mandati darebbe il ben servito sia ad Isabella Bertolini che a Carlo Giovanardi, ben oltre i tre mandati parlamentari.
I toni di Caselli invece, sono più caustici e, pur annunciando la partecipazione all’iniziativa di Leoni “per portare il mio contributo”, non si esime dal lamentare la difficoltà nel gestire i bilanci degli enti locali, mentre a Roma si “sguazza” in stipendi da capogiro “a cavallo” delle auto blu.
“Ogni anno dobbiamo fare tagli di un milione o più – conclude inarrestabile Caselli – Per chiudere il bilancio ci costringono ad aumentare le tariffe o chiudere dei servizi, mentre i parlamentari hanno auto blu e segretari pagati in nero: tutto questo deve finire. Noi sindaci abbiamo responsabilità immense e guadagniamo molto meno dei consiglieri regionali, tutto questo per 3000 euro al mese: non è un brutto stipendio, ma lavoriamo anche 13-14 ore al giorno e, confrontato a parlamentari o consiglieri regionali, sono un’inezia. Pensiamo anche ai sindaci di montagna che prendono 800 euro al mese. O cominciamo a fare politica seria a livello locale, oppure ci mandano tutti a casa: la situazione del Pdl a livello nazionale è simile a quella che c’era prima di tangentopoli nel Psi”.