Il Guardian, quotidiano di riferimento della sinistra britannica, ha da poco annunciato una vera e propria rivoluzione, quella del passaggio alla strategia del digital first. In poche parole, contrariamente a quanto è accaduto finora per quasi tutti i quotidiani e settimanali del mondo – ad eccezione di quelli che vanno solo sul Web, s’intende – la versione online del giornale riceverà un’attenzione prioritaria rispetto a quella cartacea. Il fatto è straordinario perché l’annuncio del cambiamento avviene in un quotidiano di antica tradizione, non in uno fondato nell’era digitale.

I motivi sono molteplici. Uno dei più importanti riguarda certamente la crisi dell’editoria cartacea ai tempi di internet. Perfino nel mondo anglosassone, in cui è nato il giornalismo moderno, e dove si vendono ben più copie di quotidiani che da noi, molte testate stanno a fatica sul mercato. Il solo Guardian ha perso nell’ultimo anno 33 milioni di sterline.

Oltretutto, per restare al caso del quotidiano britannico, le previsioni per il futuro non sono rosee, e le ricadute occupazionali potrebbero essere pesanti: si parla di qualcosa come 175 tagli al personale giornalistico. Anche se qualcuno fa anche notare, d’altra parte, come il Guardian sia un po’ sovraorganico (tradotto: ha speso troppo e non amministrato benissimo le risorse).

La soluzione non è, però, il passaggio alla versione pagante del sito. Gli esperimenti tentati dal New York Times prima e da News Corporation (Times e Sun) ora non sono positivi. Contro la strategia del sito a pagamento si esprimeva con decisione già un anno fa proprio il direttore del Guardian Alan Rusbridger in un’intervista con noi. E sulla stessa linea si colloca, allora come oggi, l’intervento del direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez. L’argomento centrale usato dagli oppositori dell’online a pagamento è l’auspicio che la raccolta pubblicitaria sul Web possa colmare il collasso di quella cartacea (ma non siamo ancora vicinissimi), oltre che l’idea di un giornalismo democratico, inclusivo dei lettori e interattivo. Un modello d’altronde che si può ben dire stia seguendo il Fatto in Italia.

La trasformazione dell’editoria di quotidiani da quando Internet è esploso non è ancora compiuta. Ma la mossa del Guardian indica un percorso chiaro: se si vuole superare la crisi, il futuro è digitale. La sfida è presto detta: fare informazione di qualità e formare giornalisti che stiano al passo – veloce – dei tempi. Senza per questo rinunciare alla profondità e alla professionalità che il giornalismo richiede.

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