Il procuratore di Napoli Lepore: "Spetta a pm e gip valutare". "D'Alema: "Leggiamo una valanga di conversazioni che non hanno nulla a che vedere con vicende penali. Questo non è positivo, ma è tardi per una nuova legge". Secondo il vicepresidente del Csm Vietti l'ipotesi di una norma può essere presa in considerazione
Il nuovo bavaglio ancora non c’è, ma il governo sta pensando a come arrivare a metterlo. La maggioranza sta riflettendo sulle modalità di intervento per limitare la pubblicazione delle intercettazioni. A confermarlo è il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che dice: “Il problema delle intercettazioni c’è” e su come interventire “c’è una riflessione”. Perché, sottolinea Cicchitto, “è davanti agli occhi di tutti l’esistenza di un autentico scandalo, cioè la pubblicazione di intercettazioni che non hanno nessun rilievo penale. E’ un gioco al massacro che va interrotto. E’ una situazione assolutamente insostenibile”. La maggioranza potrebbe ricorrere ad un decreto? “Questo ora non lo so dire”, taglia corto il capogruppo del Pdl.
Che le intercettazioni stiano dando fastidio al governo lo conferma anche il neo-segretario politico del Pdl e ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Secondo il ministro, le intercettazioni telefoniche e ambientali “che leggiamo” sui giornali sull’inchiesta P4 sono irrilevanti e “costano un miliardo di euro”. Intervenuto alla presentazione del rapporto del Centro studi di Confindustria su ‘Ripresa globale: dallo slancio al consolidamento. Italia in ritardo’, il titolare della Giustizia è intervenuto a piedi pari nel merito delle indagini: “Tutte le intercettazioni che leggiamo sui giornali, che sono anche divertenti ma che non hanno niente di penalmente rilevante, non sono gratis per il sistema. Il debito accertato nei confronti delle ditte e degli operatori telefonici è di un miliardo di euro”. E, indirettamente, torna anche lui sulla possibilità di una soluzione legislativa alla pubblicazione delle registrazioni sui giornali. “Tutti siamo riformatori in Italia, tutti vogliono riforme ma in casa altrui, nei settori dove operano altri – spiega -. Ma fare riforme, nel concreto, quando intervieni con il bisturi nella carne viva nel funzionamento della società, ha un costo”.
Pronta la reazione della procura di Napoli. ”La rilevanza o meno delle intercettazioni va valutata dal magistrato requirente e dal giudice giudicante, cosa che è regolarmente avvenuta”, dice il procuratore Giovandomenico Lepore, commentando le dichiarazioni di Alfano, che ha parlato di “irrilevanza penale” delle intercettazioni dell’inchiesta P4. “Eravamo obbligati a depositare le intercettazioni – prosegue il procuratore – per metterle a disposizione della difesa”. Quanto alla spesa, “è chiaro – dice Lepore – che le intercettazioni hanno un costo, nulla è gratis. Se il governo pensa che gravino troppo sul bilancio, le vieti. Sono certo – conclude il procuratore – che il ministro Alfano, persona intelligente e preparata, voleva solo rivolgere un invito a limitare le intercettazioni per la crisi economica, ma la crisi non può bloccare il lavoro dei magistrati”.
A bocciare l’idea del Pdl è, in serata, il presidente della Camera Gianfranco Fini: “No a un decreto, perché neanche uno studente di legge può vedere i requisiti di necessita’ e urgenza” e soprattutto no “se fosse quello arrivato in passato al Senato, definito un bavaglio”. Gianfranco Fini osserva che “sta ai magistrati valutare se il materiale delle intercettazioni è di rilievo penale, anche se non è la prima volta che ipotesi di accusa si rivelano infondate. Mi auguro solo che da parte del governo – avverte – si riponga nel cassetto l’idea di intervenire con un decreto”.
Secondo Massimo D’Alema, in questi giorni “leggiamo una valanga di intercettazioni che nulla hanno a che vedere con vicende penali e sgradevolmente riferiscono vicende private delle persone”. Tutto questo non è positivo – dice il presidente del Copasir – ma ora è molto tardi per fare una legge ed è inopportuno intervenire per decreto in una materia così delicata”. Secondo il vicepresidente del Csm Michele Vietti già nella scorsa legislatura ”si è parlato di varare una legge sulle intercettazioni, senza mai far seguire alle parole i fatti. Comunque non è mai troppo tardi”. Parole più dure arrivano dal compagno di partito di D’Alema, il deputato Pd Dario Ginefra, che accusa il guardasigilli, nominato neosegretario del Pdl, di “incompatibilità di funzioni”. Un’anomalia che “deve essere immediatamente rimossa”, secondo Ginefra.