Non ci saranno conseguenze politiche, “di nessun tipo”, perché la responsabilità penale è personale. Il sindaco di Parma, Pietro Vignali, si concede ai giornalisti poco prima delle tre in attesa di una riunione di maggioranza e del consiglio comunale. Ha l’aria tesa ma non si scompone davanti alle pesanti accuse di peculato, corruzione e reati contro la pubblica amministrazione che investono tre dei suoi più fidati dirigenti comunali, il comandante della Polizia municipale Giovanni Maria Jacobazzi, il direttore del Marketing Carlo Iacovini (gia’ capo dello staff del sindaco Pietro Vignali) e Manuele Moruzzi del settore Ambiente.
“I dirigenti verranno sospesi e verrà dato mandato ad un avvocato per la tutela dell’ente- attacca il sindaco- ma sia chiaro che i fatti sono strettamente personali e noi non potevamo sapere cosa stava accadendo”.
Dal palazzo arriva quindi il diktat: “Noi non ne sappiamo niente” e il mandato del silenzio è esteso a tutti i componenti della maggioranza. “Non abbiamo gli stessi strumenti di indagine che ha la magistratura- sostiene Vignali mettendo le mani avanti- e di dimissioni non se ne parla”.
Nonostante i tre dirigenti finiti in manette siano stati i più stretti collaboratori del primo cittadino, Vignali la mette su un altro piano: “Ho nominato una ventina di dirigenti e con loro ho un rapporto di fiducia ma è difficile per il sindaco sapere cosa fanno i dirigenti e diventa impossibile per me sapere cosa facessero queste persone”.
Conseguenze politiche? Dimissioni? Manco a parlarne. “Si va avanti– è la replica del primo cittadino ducale- perché se mi fossi dovuto dimettere tutte le volte che le minoranze me lo chiedevano, avrei fatto un grosso errore”.
Ma è la stessa maggioranza a mostrare i primi segni di incertezza dopo l’ennesima batosta alla giunta: “La città non ci crede più– riferiscono componenti della civica che sostiene Vignali in consiglio comunale- e la paura è che qualcuno stacchi la spina”.
Sebbene il procuratore capo di Parma, Gerardo Laguardia, riferisca come non ci siano politici indagati nell’inchiesta, è possibile che in molti sapessero, come fa trapelare lo stesso procuratore.
Sapere è reato? Dal Comune la risposta è un categorico “no” e Vignali si dice “tranquillo”. Ma i problemi, per l’amministrazione ducale, sembrano essere solo all’inizio.