Dietro ai roghi e ai vari disordini non c'è più solo la reazione esasperata della cittadinanza, ma veri e propri raid organizzati in diversi punti della città che rispondono a un'unica regia
È il metodo, antico, usato dai clan quando c’è da fare la voce grossa, quando c’è da ricattare il Palazzo: gli uomini in trincea, donne e bambini sul fronte. L’episodio più inquietante, tuttavia, è avvenuto poco prima della mezzanotte in via Montagna spaccata, tra Pianura e Quarto. Un gruppo di giovani, una ventina circa, è arrivato a bordo di scooter e motociclette di potente cilindrata: hanno ribaltato cassonetti, sparpagliato l’immondizia lungo la strada, creato una vera e propria discarica a cielo aperto per centinaia di metri chiudendo di fatto traffico una delle più importanti arterie che collegano la città alla provincia flegrea.
È il remake del film drammatico visto a gennaio 2008, quando su quelle strade di periferia ogni notte decine di centauri seminavano sacchetti e terrore: scontri con le forze dell’ordine, reporter aggrediti, cittadini che invocavano una protesta civile che venivano intimiditi o, addirittura, schiaffeggiati. Nove mesi dopo, furono arrestati in 37: sei mesi fa, le prime condanne. Secondo il Pm antimafia della procura di Napoli, Antonello Ardituro, regista di quei disordini sarebbe stato Marco Nonno, consigliere comunale di destra. Il processo, per lui, è appena iniziato: Nonno reclama la sua innocenza e, intanto, rieletto col partito di Berlusconi è stato promosso capogruppo del Pdl.
Con la munnezza per le strade, l’odore nauseabondo che costringe mamme a coprire naso e bocca dei propri piccoli con fazzoletti e mascherine, i ristoratori che vedono scappare clienti abituali e turisti, e il caldo che negli ultimi giorni ha raggiunto il suo culmine stagionale, sale anche la temperatura dello scontro politico. Ieri, il sindaco De Magistris ha attaccato nuovamente Berlusconi: “Non ha fatto nulla per Napoli e per l’emergenza rifiuti, perché se ne frega: altrimenti in queste ore avrebbe adottato altri provvedimenti” è stato il suo je accuse. “La situazione dal punto di vista igienico-sanitario è grave – ha aggiunto – c’è un rischio concreto per la salute dei cittadini”. In attesa che il Governo sblocchi i viaggi di rifiuti verso altre regioni e il Presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, allestisca la discarica che si era formalmente impegnato a costruire sei mesi fa, il Comune di Napoli ha già individuato alcuni siti temporanei di stoccaggio dove portare i rifiuti raccolti. In città, non più in provincia. Una prima, fioca luce in fondo al tunnel: sarà anche per questo che ieri la “protesta” si è inasprita ancora di più. I Vigili del Fuoco sono dovuti intervenire per spegnere almeno una ventina di roghi, i camion della municipalizzata Asia hanno iniziato a lavorare h24 scortati dalla Polizia Municipale. Tutto questo, nel giorno in cui è intervenuto il capo dello Stato, Giorgio Napolitano: “È assolutamente indispensabile e urgente un intervento per l’aggravarsi della acuta e allarmante emergenza rifiuti – ha detto il Capo dello Stato – Ho espresso allo stesso presidente del Consiglio la mia inquietudine per la mancata approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, in due successive riunioni, del decreto legge che era stato predisposto. Pur senza entrare nel merito del provvedimento, rinnovo l’espressione del mio convincimento che comunque un intervento del governo nazionale sia assolutamente indispensabile e urgente al fine anche di favorire l’impegno solidale delle Regioni italiane. È quanto auspicano – spiega – anche la Regione e gli enti locali di Napoli e della Campania, nello spirito dell’intesa che con apprezzabile sforzo unitario è stata da essi sottoscritta a Napoli”.