Risale a non più di un mese fa la polemica che ha visto protagonisti l’ex commissario Cancellieri, il sottosegretario alla presidenza del consiglio Giovanardi, il museo Mambo e l’Istituto Parri. Al centro il Museo per la memoria di Ustica con quella terrificante carcassa del Dc9 ricostruita pezzetto dopo pezzetto nell’enorme padiglione di via di Saliceto a Bologna.
La prima versione del nuovo volantino illustrativo, che avrebbe dovuto accompagnare i visitatori del Museo bolognese, conteneva alcuni passaggi storico-giudiziari che hanno fatto andare su tutte le furie il rappresentante del governo berlusconiano con minaccia di querele in compagnia del generale Bartolucci, scagionato dall’accusa di alto tradimento grazie alla prescrizione del 2004.
Primo contestatissimo elemento dal sottosegretario ex Dc, l’affermazione dell’ “alto tradimento dei vertici dell’Aereonautica militare” e ancora sulla dinamica con cui il Dc9 venne abbattuto: per gli estensori del depliant (Parri su richiesta del Mambo), rifacendosi alla sentenza in Cassazione, da un missile; per Giovanardi, dalla fantomatica bomba nella toilette.
Apriti cielo. La Cancellieri ritira il volantino incriminato, ma di tutta risposta è l’associazione delle vittime della strage, nonché lo stesso Alessandrini, a rivendicare una verità storica che pare non trovare pace. Ci ha provato Andrea Purgatori a rimettere ordine attraverso le pagine del fattoquotidiano.it, ma è servito a poco.
A chiudere la querelle il parere perentorio della nuova giunta della città che, per bocca dell’assessore alla cultura Ronchi, zittisce il ministro: “Nei musei di Bologna i materiali distribuiti vengono decisi dall’amministrazione comunale e non ci può essere qualcuno che da fuori ci viene a dire cosa distribuire”.
Detto, fatto. Ecco che al museo di via di Saliceto tornano i volantini corretti dove non si parla più di “vertici dell’Aeronautica Militare” come degli attuatori dei depistaggi ma di “alcuni settori dello Stato”.
Come dire, il concetto non più specifico comunque rimane e, paradossalmente, si allarga di significato. “Ora il volantino è più completo di prima”, sostiene Alessandrini, “visto che scrivendo “settori dello stato” siamo stati ancor più storicamente precisi. Ustica non fu un incidente come i tanti che accadono in Italia ogni anni causando morti per le strade, ma un episodio di guerra guerreggiata nell’ambito della guerra fredda. Ed è esistita una doppia lealtà da parte di molti apparati dello stato durante la guerra fredda che, ritenendo nemico mezzo parlamento italiano, erano diventati talmente fedeli al Patto Atlantico che tra lealtà ad esso e lealtà all’Italia scelsero il primo senza indugi, danneggiando il nostro paese e nascondendo la verità”.
L’attesa per il rilancio provocatorio di Giovanardi è attesa per lunedì 27 giugno, quando nell’ambito della commemorazione della strage sarà a Bologna assieme a Massimo D’Alema, presidente del Copasir, e ai familiari delle vittime di Ustica, per discutere del tragico avvenimento.
Inutile dire che nonostante sentenze passate in giudicato, minacce e controminacce di querela, la polemica attorno al caso Ustica potrebbe non finire mai.