La maturazione di una coscienza professionale democratica e costituzionale all’interno degli appartenenti alle Forze dell’ordine è stato un fenomeno molto importante nell’Italia degli ultimi anni.
Negli anni Settanta si sono sviluppati importanti movimenti nelle caserme per reclamare i diritti democratici. In prima fila erano i giovani operai e studenti in servizio di leva, ma parallelamente si mobilitavano e scendevano in piazza anche sottufficiali e ufficiali, specialmente dell’Aeronautica militare, poliziotti, finanzieri, agenti di custodia e perfino carabinieri.
Il 25 aprile del 1975 a Roma organizzammo una grande manifestazione di centinaia di soldati in uniforme a volto scoperto che sfilarono dalla Piramide a Testaccio. Nei giorni precedenti avevamo acquistato una corona di rose rosse che fu deposta ai piedi della lapide che ricorda i martiri di Porta San Paolo e andammo a raccogliere le adesioni di numerosi esponenti politici. Ricordo con particolare emozione l’incontro con il grande Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea costituente, che sedeva nel suo studio di Montecitorio circondato da un alone quasi soprannaturale.
Conobbi all’epoca anche Franco Fedeli, fondatore della rivista “Polizia e democrazia“ e numerosi ufficiali e sottufficiali. I movimenti democratici che crescevano all’interno dei cosiddetti corpi separati dello Stato furono oggetto di repressione, ma alla fine ottennero alcuni significativi, seppure ancora insoddisfacenti, risultati sul piano legislativo: libertà sindacale per i poliziotti, legge di principi sulla disciplina militare.
Fu una grande stagione democratica nella quale la ripulsa per gli oscuri personaggi che tramavano nell’ombra organizzando stragi rimaste tuttora impunite attraversava l’intero corpo sociale.
Oggi però sembra essersi persa quasi completamente la memoria di quel periodo fondamentale. Molti i guasti apportati dal terrorismo, certamente, ma anche dalle politiche miopi e superficiali portate avanti dai vari governi. Episodi vergognosi come la repressione del movimento sceso in piazza a Genova contro il G8 e l’assassinio di tanti giovani come Carlo Giuliani, Aldrovandi, Cucchi, hanno purtroppo macchiato la reputazione delle forze dell’ordine e dimostrato la necessità di una diversa professionalità e di un rilancio della cultura della democrazia e dei diritti umani fra poliziotti e carabinieri. Nonostante le umiliazioni loro inflitte da un governo, come l’attuale, che li tratta come scherani o camerieri, molti degli appartenenti alle forze dell’ordine continuano però ad avere coscienza del proprio ruolo di difensori della legalità repubblicana.
I giuristi democratici, nel difendere le ragioni dei manifestanti anche in situazioni difficili, continuano ad opporsi a ogni violenza e ad operare per un dialogo fra i movimenti e le forze dell’ordine, nel segno della soggezione alla Costituzione repubblicana, della promozione dei diritti individuali e collettivi e della tutela dei beni comuni contro ogni speculazione. Per scongiurare ogni scontro in occasione del Forum sociale di Firenze, ad un anno di distanza da quello di Genova, incontrammo il prefetto e contribuimmo al successo pacifico della manifestazione.
Più di recente abbiamo lavorato per un incontro fra studenti e poliziotti, dopo gli incidenti del 14 dicembre 2010. Siamo convinti che non sia ammissibile che le tensioni sociali che oggi attraversano il Paese, come ad esempio in Val di Susa, dove un grande movimento di massa esprime l’opposizione delle popolazioni locali a un’opera inutile e dannosa come l’alta velocità, producano una risposta repressiva e inutili danni alle persone, siano esse manifestanti o tutori dell’ordine.